La Nuova Sardegna

Oristano

Festival contro la violenza sulle donne

di Simonetta Selloni
Patrizia Desole, presidente di Prospettiva donna
Patrizia Desole, presidente di Prospettiva donna

Il Centro Donna Eleonora, che assiste 150 vittime di abusi, ha animato una trentina di eventi in 15 centri dell’Oristanese

16 dicembre 2017
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ORISTANO. C’è una vita possibile oltre la violenza che tante donne subiscono in silenzio e per anni. Questa vita possibile è il risultato di una rete di solidarietà e accoglienza, del connubio tra la prontezza di intervenire nelle situazioni di emergenza di chi ha le competenze e il cuore nel trattare una materia così delicata, e nella capacità di costruire una cultura di comprensione, accoglienza, consapevolezza che la violenza sulle donne non è affare di chi ne è vittima, ma affare di tutti quanti. Il Centro antiviolenza Donna Eleonora di Oristano ieri ha idealmente concluso il Festival di sensibilizzazione sulla violenza di genere, iniziato il 25 novembre. Una incalzante sequenza di appuntamenti, fino a ieri appunto, che hanno coinvolto quindici comuni, l’Azienda sanitaria di Oristano, 21 istituti scolastici, quattro Biblioteche comunali, il Centro servizi culturali Unla, associazioni, una Pro loco, tanti privati – e tra di loro spiccano l’Agricola Campidanese “L’Orto di Eleonora” Vestis-Fralù e ottica Erdas –. E non sarà un caso se la pagina Facebook del Centro dedicata al Festival, negli ultimi 28 giorni, abbia raccolto1 milione 940mila visualizzazioni.

Numeri e speranze. I numeri della violenza sulle donne sono pesanti, quelli noti la punta di un iceberg. Il Centro Donna Eleonora ha in assistenza, solo per quest’anno, cento nuovi casi. Nei primi mesi del 2015 erano stati una quarantina. Nella casa protetta vengono assistite una decina di donne, alcune delle quali con bambini piccoli. Micro esistenze frantumante dai soprusi, fisici, psicologici. L’approdo è una realtà solida fatta di persone preparate. E di sensibilità altissime. Ma ci sono i tanti numeri del sommerso che sfuggono al controllo. Far uscire queste donne allo scoperto, è una sfida culturale che azioni come il Festival possono contribuire a concretizzare.

Tutti a bordo. Nella stanza del Centro antiviolenza con i puff per terra e i sindaci con le fasce tricolori, Patrizia Desole, presidente dell’Associazione Prospettiva Donna che dal 2015 gestisce il Centro, ha ringraziato tutti i compagni di un viaggio straordinario. Su questo aereo immaginario, dove circa 150 donne – molte dei quali con bambini piccolissimi – hanno trovato un mezzo per riprendersi la loro vita, sono saliti in tanti. Sindache e sindaci del Plus di Oristano, di cui la città è capofila, la Ats Assl – e non a caso l’ospedale San Martino ha ottenuto un bollino rosa per la capacità di accoglienza nelle donne che subiscono violenza –, la questura. Colpisce davvero sentire un questore, quello di Oristano Giovanni Aliquò, dire che «Da noi c’è un luogo in cui le donne che vengono accolte non subiscono il processo di vittimizzazione secondaria».

Salto di qualità. La battaglia contro la violenza delle donne ha compiuto un salto di qualità con l’avvio del Centro Donna Eleonora. Lo ammette la consigliera di Pari opportunità della Provincia, Stefania Carletti: «C’è un’alleanza educativa che dà i suoi frutti. I mezzi sono pochi, ma se le istituzioni lavorano insieme, si ottengono i risultati».

Diritto alla felicità. Al centro di tutti i discorsi ci sono loro. Le donne. Per loro sono pensate le politiche di aiuto pensate dagli assessorati regionali alla Sanità e Istruzione. Farle sentire al sicuro, Ma senza l’aiuto di tutti, senza la costruzione di una cultura del rispetto, la sfida non si può vincere. La dottoressa Trudu, medico del Centro salute mentale del San Martino, ha spiegato come molte di loro subiscano patologie conseguenti alle violenza. La depressione. E hanno paura di raccontarsi. Si sentono in colpa. Vanno accolte e curate nell’anima. «Come rappresentante delle forze dell’ordine devo far riferimento alla Carta costituzionale. Far rispettare i diritti. Ma c’è un altro diritto da far rispettare, ed è quello alla felicità», ha detto il questore. E se non proprio felicità, almeno una serenità possibile.

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