Oristano, agente penitenziario aggredito da un detenuto
La denuncia del sindacato Sappe: pugno in faccia da un ergastolano durante un controllo
ORISTANO. Un agente della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Massama è stato aggredito da un detenuto. La denuncia viene dal sindacato di categoria Sappe: “Un detenuto ergastolano ha aggredito un poliziotto penitenziario in servizio nella Casa di Reclusione di Oristano. Il detenuto è andato improvvisamente in escandescenza mentre l’agente stava mettendo in atto le abituali procedure di controllo e lo ha colpito proditoriamente con un violentissimo pugno in pieno volto. Il tempestivo intervento degli altri poliziotti penitenziari in servizio ha scongiurato più gravi conseguenze per l’agente ferito", scrive in una nota Luca FAIS, segretario regionale per la Sardegna del Sappe.
Il segretario generale del sindacato degli agenti penitenziari, Donato Capece, aggiunge: “E’ vero quel che ha detto ieri il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che avere un sistema carcerario più moderno e più umano aiuta la sicurezza. Ma oggi la realtà in Italia non è affatto così. Oggi, nelle 190 prigioni del Paese, sono presenti 58.115 detenuti, quasi 20mila dei quali sono gli stranieri, ossia ben oltre la capienza regolamentare, e gli eventi critici tra le sbarre (atti di autolesionismo, risse, colluttazioni, ferimenti, tentati suicidi, aggressioni ai poliziotti penitenziari come quella di Oristano) si verificano quotidianamente con una spaventosa ciclicità. I suicidi di detenuti in cella, poi, sono stati oltre 50 dall’inizio dell’anno, cifra mai raggiunta prima dalla nascita della Repubblica a testimoniare che il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più, con gravi ripercussioni sull’operatività delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria, umiliati dalle continue offese di una parte di ristretti intolleranti alle regole, all’ordine e alla sicurezza delle carceri”.
Il Sappe denuncia condizioni di lavoro difficilissime: "la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale – visto che le nuove assunzioni non compensano il personale che va in pensione e che è dispensato dal servizio per infermità -, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili".