La Nuova Sardegna

Oristano

Agente penitenziario aggredito da un detenuto

Agente penitenziario aggredito da un detenuto

Pugno al volto sferrato da un ergastolano durante un’operazione di controllo La denuncia del sindacato Sappe: «Troppe criticità nel carcere di Massama»

30 dicembre 2017
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ORISTANO. Episodio di violenza nel carcere di Massama, dove un detenuto ergastolano ha aggredito un agente di polizia penitenziaria durante un controllo. Lo denuncia il Sappe, rilanciando l'allarme sicurezza nelle carceri italiane. «Il detenuto è andato improvvisamente in escandescenza - ricostruisce il segretario regionale del sindacato, Luca Fais - e ha colpito l'agente, senza alcuna ragione, sferrandogli un violentissimo pugno in pieno volto. Il tempestivo intervento degli altri poliziotti in servizio ha scongiurato più gravi conseguenze per l'agente ferito. E questo è l'epilogo di una serie di criticità interne al carcere di Oristano».

Ma il tema sicurezza riguarda tutte le strutture penitenziarie del Paese. «È vero - commenta il segretario generale del Sappe, Donato Capece - quel che ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, durante la conferenza stampa di fine anno, ossia che avere un sistema carcerario più moderno e più umano aiuta la sicurezza. Ma la realtà in Italia non è affatto così. Oggi, nelle 190 prigioni del Paese sono presenti 58.115 detenuti, quasi 20mila dei quali sono stranieri, ben oltre quindi la capienza regolamentare, e gli eventi critici tra le sbarre (atti di autolesionismo, risse, colluttazioni, ferimenti, tentati suicidi, aggressioni ai poliziotti penitenziari come quella verificatasi a Oristano) si verificano quotidianamente con una spaventosa ciclicità. I suicidi di detenuti in cella, poi, sono stati oltre 50 dall'inizio dell'anno».

«Da tempo - attacca Capece - il Sappe denuncia, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati, preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto».

Il Sappe denuncia condizioni di lavoro difficilissime: «La sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale – visto che le nuove assunzioni non compensano il personale che va in pensione e che è dispensato dal servizio per infermità -, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili».

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