La Nuova Sardegna

Oristano

Laconi si accende per Sant’Antonio Abate

Laconi si accende per Sant’Antonio Abate

Già fervono i preparativi per la festa in programma 10 giorni dopo l’Epifania: attesi tanti turisti

05 gennaio 2018
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LACONI. Celebrazioni non stop nel centro del Sarcidano dove, contrariamente al detto popolare, l’Epifania non rappresenta il capolinea delle festività. Per un’antica tradizione, che ormai si perde nella notte dei tempi, il Natale passa il testimone alla festa in onore di Sant’Antonio abate e ai riti del fuoco che introducono al Carnevale.

Viene considerata una festa intima per i laconesi, dove cristianità e tradizioni pagane si fondono disinvoltamente, ma per alcune peculiarità, che rendono questa manifestazione unica rispetto alle celebrazioni degli altri centri dove si festeggia Sant’Antonio, la festa è diventata un evento folcloristico che desta particolare interesse anche per i turisti. In questi giorni i vari gruppi , “fedalis”, amici, associazioni, sono impegnati nella preparazione del “Fogone”, ossia il reperimento del tronco votivo che andrà ad alimentare il falò acceso la notte del 16 gennaio e che continuerà ad ardere per diversi giorni, nella piazza antistante la chiesa di Sant’Antonio.

La chiesa di S. Antonio Abate si trova nella parte alta di Laconi. L'edificio venne costruito in stile romanico ma fu poi rimaneggiato durante il Settecento. È caratterizzato da una pianta rettangolare articolata in una sola navata.

La facciata accoglie un ampio portale ligneo ad arco a tutto sesto con cornice. All'interno della chiesa è conservata una statua di Sant’Antonio.

“Su fogone” è una festa nella festa, con centinaia di invitati e lauti pranzi in campagna, dove vengono preparati piatti tipici accompagnati da tanto buon vino locale e dal tradizionale “pani e saba”. Folcloristica è anche la fase del trasporto dei tronchi votivi; in passato venivano sistemati su carri trainati dai buoi, mentre ora si utilizzano i trattori, accompagnati da numerose persone che, inebriate dal vino, offerto in strada ai passanti, festeggiano al grido di “Sant'Antò-Toidò” un’esclamazione rituale locale di cui non si conoscono né le origini né l’esatto significato. Altra caratteristica è rappresentata dai volti dei partecipanti, anneriti con il carbone, un rito legato al fuoco e certamente all’inizio del Carnevale.

È proprio in occasione dei riti del fuoco, infatti, che fanno la loro prima uscita stagionale “Is Corongiaius”, le tipiche maschere laconesi che prendono il nome da Corongiu, un degli storici rioni, un tempo abitato da pastori e allevatori di capre. Queste maschere dalle sembianze ferine animeranno le feste nel corso di tutto il Carnevale, anche nelle manifestazioni in trasferta, attraverso le quali fanno conoscere le tradizioni laconesi, per poi congedarsi soltanto con l’arrivo della Quaresima.

Ivana Fulghesu

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