La Nuova Sardegna

Oristano

Nel nord ovest la situazione peggiore

Nel nord ovest la situazione peggiore

Maggiore concentrazione nell’area tra Alghero e l’Asinara. Presto un esame delle correnti marine

23 gennaio 2018
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ORISTANO. Chi sta peggio di tutti è la costa nord ovest della Sardegna. «La concentrazione maggiore di plastiche è stata rilevata nella parte nord occidentale dei mari dell’isola – spiega il ricercatore del Cnr Andrea De Lucia –. Il dato più rilevante che abbiamo riscontrato riguarda il tratto tra Alghero e l’Asinara, però senza una verifica costante del flusso delle correnti marine, quei numeri non possono assumere un valore scientifico». È questo il motivo per cui con l’altro ricercatore Andrea Cucco si amplierà il progetto e si cercherà di incrociare i dati della presenza di plastica con quelli delle correnti marine. Servirà per capire da dove provenga questa plastica che si concentra maggiormente in alcuni punti del Mediterraneo occidentale.

Queste ricerche hanno però un merito immediato e cioè sfatare la favoletta valida sino a non molti anni fa secondo cui la plastica fosse brutta da vedere ma comunque inerte ovvero non soggetta a un degradamento. «La presenza di questa microplastica – prosegue Andrea De Lucia – smentisce la credenza valida in particolare tra gli anni ’70 e ’90 secondo cui la plastica fosse indistruttibile. Succede invece che, al pari di tantissimi altri materiali, anche la plastica degradi e la situazione è diventata abbastanza preoccupante. La tendenza, nonostante siano state avviate buone pratiche di riciclo e di smaltimento, è quella dell’incremento della presenza. La domanda a questo punto non può che essere quanto ancora durerà questo andamento».

L’invito è inevitabilmente quello a smaltire correttamente la macroplastica in modo da ridurre la generazione di microplastica assai più difficile da individuare, ma per questo non meno presente nell’ambiente. «Si possono attivare delle buone pratiche nella vita di tutti i giorni, partendo dall’eseguire la raccolta differenziata in maniera corretta – conclude Andrea Di Lucia –. Certe abitudini vanno cambiate perché oggi viviamo in un mondo di plastica sebbene sia stata utilizzata su ampia scala solo da mezzo secolo. Il fatto che la presenza di plastica sia per gran parte visibile, ci rende partecipi di ciò che stiamo compiendo ai danni dell’ambiente». Che sia questo il punto di partenza per una rivoluzione nei comportamenti? Il mare ringrazierebbe. E non solo il mare. (e.c.)

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