BOSA
Raid in una azienda agricola agnelli rubati e sgozzati
BOSA. Otto agnelli rubati e cinque sgozzati, all’interno della stalla nel podere di “Su ‘e lentu,” nelle campagne verso la diga di Monte Crispu.Questo il l’esito del raid notturno avvenuto fra il 22...
28 gennaio 2018
2 MINUTI DI LETTURA
BOSA. Otto agnelli rubati e cinque sgozzati, all’interno della stalla nel podere di “Su ‘e lentu,” nelle campagne verso la diga di Monte Crispu.
Questo il l’esito del raid notturno avvenuto fra il 22 ed il 23 gennaio, nell’azienda di Diego Murtas. L’allevatore di 35 anni di Bosa che, con grande fatica, sta cercando di realizzare il suo sogno di lavoro e indipendenza economica.
Diego Murtas infatti ha avviato un piccolo allevamento di pecore nei terreni di famiglia, allestendo un gregge nel podere a qualche chilometro a est dal centro cittadino, fra Matta Jana e la valle del Temo. Martedì scorso di buon mattino, come tutti i giorni, è arrivato a Su ‘e lentu per accudire gli animali, trovando il cancello d’accesso al terreno aperto ed un cane ferito gravemente, racconta. Dalla sua azienda erano spariti 13 agnellini: otto sottratti mentre altri cinque li ha trovati morti, sgozzati, dentro la stalla.
Danni non da poco, perché si tratta della “prima leva,” gli agnelli che hanno lo scopo di incrementare il gregge. All'allevatore non è quindi rimasto altro da fare che avvisare le forze dell’ordine, con la Polizia di Stato a condurre le difficili indagini. «Non so assolutamente spiegarmi il perché di questo gesto, non ho mai avuto problemi con nessuno. Resta l’amarezza per quanto accaduto, perché dopo tanti sacrifici quest’anno non vedrò i frutti del mio lavoro» afferma Murtas. Già alle prese con le tante sofferenze di una categoria che deve, ad esempio, fare i conti con il ripresentarsi di malattie come la Lingua Blu. «Purtroppo nelle scorse settimane diversi animali sono morti per questo morbo, e ho dovuto registrare anche vari aborti tra gli ovini», spiega.
Diego Murtas tre anni fa ha deciso con coraggio di restare nella terra dove è nato anziché andare a cercare fortuna altrove. Avviando un percorso che, oltre agli ostacoli del duro lavoro e della natura, deve fare ora i conti anche con un inspiegabile gesto. (al.fa.)
Questo il l’esito del raid notturno avvenuto fra il 22 ed il 23 gennaio, nell’azienda di Diego Murtas. L’allevatore di 35 anni di Bosa che, con grande fatica, sta cercando di realizzare il suo sogno di lavoro e indipendenza economica.
Diego Murtas infatti ha avviato un piccolo allevamento di pecore nei terreni di famiglia, allestendo un gregge nel podere a qualche chilometro a est dal centro cittadino, fra Matta Jana e la valle del Temo. Martedì scorso di buon mattino, come tutti i giorni, è arrivato a Su ‘e lentu per accudire gli animali, trovando il cancello d’accesso al terreno aperto ed un cane ferito gravemente, racconta. Dalla sua azienda erano spariti 13 agnellini: otto sottratti mentre altri cinque li ha trovati morti, sgozzati, dentro la stalla.
Danni non da poco, perché si tratta della “prima leva,” gli agnelli che hanno lo scopo di incrementare il gregge. All'allevatore non è quindi rimasto altro da fare che avvisare le forze dell’ordine, con la Polizia di Stato a condurre le difficili indagini. «Non so assolutamente spiegarmi il perché di questo gesto, non ho mai avuto problemi con nessuno. Resta l’amarezza per quanto accaduto, perché dopo tanti sacrifici quest’anno non vedrò i frutti del mio lavoro» afferma Murtas. Già alle prese con le tante sofferenze di una categoria che deve, ad esempio, fare i conti con il ripresentarsi di malattie come la Lingua Blu. «Purtroppo nelle scorse settimane diversi animali sono morti per questo morbo, e ho dovuto registrare anche vari aborti tra gli ovini», spiega.
Diego Murtas tre anni fa ha deciso con coraggio di restare nella terra dove è nato anziché andare a cercare fortuna altrove. Avviando un percorso che, oltre agli ostacoli del duro lavoro e della natura, deve fare ora i conti anche con un inspiegabile gesto. (al.fa.)