La Nuova Sardegna

Oristano

Il Pd dopo la disfatta: battuti da uno sconosciuto

di Enrico Carta
Il Pd dopo la disfatta: battuti da uno sconosciuto

I big del Partito democratico analizzano l’esito del voto locale per il Parlamento «Tanti errori, ma a pesare più di tutto è stata la tendenza nazionale»

13 marzo 2018
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ORISTANO. Le prime avvisaglie erano arrivate con la sconfitta alle elezioni comunali perse al ballottaggio. Ora un altro pezzo del Partito Democratico nel panorama politico è andato in fumo. Dopo dieci anni il Pd deve infatti rinunciare al seggio in parlamento. Sono i 5 Stelle ad aggiudicarsi le due poltrone che contano alla Camera. Per tutti gli altri, centrodestra in primis, il visto d’ingresso stavolta non c’è. Dopo l’onda che ha travolto anche nell’Oristanese il “vecchio establishment”, i perdenti si interrogano sulla disfatta generata dal vento impetuoso nazionale capace di spazzare via chi era sullo scaffale da tempo. L’elettore ha insomma scelto un “prodotto” diverso.

Il segretario provinciale. È netto nel suo giudizio Alberto Boasso: «Se non facciamo risultato pur presentando candidati locali, significa che il partito va ripensato ai massimi livelli. Non mi sottraggo dalle responsabilità, però è innegabile che abbiamo pagato l’andamento nazionale. Durante la campagna elettorale non abbiamo mai incontrato difficoltà di fronte al nome dei candidati, i problemi nascevano invece nel momento in cui a essi si affiancava il simbolo del Pd. La riprova l’abbiamo avuta col proporzionale alla Camera: nel collegio ha avuto un successo netto (42,31%, ndr) Luciano Cadeddu, eppure il candidato dei 5 Stelle era completamente assente».

Il consigliere regionale. Mario Tendas scherza amaro: «Cercate qualcun altro che è meglio». Poi analizza quel 17,03% di coalizione che per il Pd ha significato appena il 14,97%: «Il problema non è locale, bensì generale. Il candidato oristanese ha tenuto, però siamo di fronte a un risultato fortemente negativo che è figlio di un contesto che in queste occasioni resta quello nazionale. Nel mio paese, Solarussa, dove sono anche sindaco, già nel 2013 il voto era stato per i 5 Stelle. Senza malignità, sfido chiunque a dire chi è Luciano Cadeddu, il parlamentare eletto. Cosa sappiamo di lui e del suo pensiero politico? Nulla, per cui il voto è stato interamente slegato rispetto alla conoscenza diretta del candidato. C’era solo voglia di cambiare, magari sulla base di illusioni come il reddito di cittadinanza». E ora come si riparte? «Si ricostruisce con un ricambio e chiudendo per sempre la fase delle logiche sulle correnti interne che risultano ormai antistoriche».

La sindaca. Anita Pili, sindaca di Siamaggiore, condanna le liti interne al partito ma chiarisce: «Era difficile invertire la tendenza nazionale. Più che disaffezione ho registrato in tutte queste settimane odio verso il Pd anche al di là dei demeriti maturati. E poi, in certe realtà come quella del mio paese dove l’assistenzialismo rimane ancora una prospettiva importante perché non c’è lavoro, la proposta del reddito di cittadinanza ha avuto il suo innegabile effetto. Sul candidato 5 Stelle nessuno aveva informazioni, però è stato votato in maniera massiccia. E noi? Siamo in una situazione in cui i circoli e il territorio sono stati abbandonati a se stessi».

Il candidato sconfitto. Antonio Solinas ha avuto la chance, ma non è riuscito a sfruttarla: «È inutile che ci nascondiamo. Se uno sconosciuto ha preso 62mila voti senza uscire di casa, vuol dire che gli errori sono stati tanti. Siamo stati bocciati, ora il Pd faccia opposizione e governi chi ha avuto consensi. Noi ci interroghiamo sul perché della sconfitta che io riconduco anche a certe dinamiche regionali. In Sardegna c’è stata assenza totale della politica che ha voluto delegare tutto ai tecnici e quando governano i tecnici, i risultati sono questi». Ogni riferimento alla giunta Pigliaru non è minimamente casuale, eppure «la responsabilità non è di un singolo, ma di tutto il gruppo dirigente. È altresì sbagliato chiedere le dimissioni di Cucca dalla segreteria regionale dopo aver passato il tempo a spaccare il partito».

La parlamentare uscente. Tocca a Caterina Pes indicare la via ai nuovi eletti: «A loro faccio gli auguri di lavorare con le stesse passione e intensità che ho messo io in questi dieci anni. Noi abbiamo fatto cose importanti, ma la risposta degli elettori è stata questa e, secondo me, è figlia del fatto che non abbiamo affrontato il problema delle disuguaglianze sociali accontentandoci di lavorare sull’uscita dalla crisi e sulla crescita economica. La difficoltà non è stata nel percorso riformista, ma nel non averlo accompagnato ad un’analisi della situazione sociale. E vale anche per Oristano dove sono arrivati 18 milioni di finanziamenti, ma in pochi ci fanno ancora oggi caso».

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