La Nuova Sardegna

Oristano

Mercato del riso: crisi senza fine e prezzi dimezzati

di Michela Cuccu
Mercato del riso: crisi senza fine e prezzi dimezzati

La qualità Indica ha subìto un forte calo delle quotazioni Nell’isola i coltivatori si orientano su produzioni di nicchia

04 aprile 2018
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ORISTANO. Rappresentava l’Eldorado dell’agricoltura locale, con quasi nessun problema di commercializzazione e di prezzo di mercato. Ora invece, la risicoltura sarda inizia a soffrire parecchio. Negli ultimi due anni ha dovuto modificare le sue produzioni, lasciando da parte i risi di qualità Indica , quelli da insalate che si vendevano bene all’estero, per dedicarsi ai risi del mercato interno, da risotti. Peccato che le regole del Mercato anche in questa occasione si siano rivoltate contro gli agricoltori. Come accaduto a livello nazionale, la maggior produzione interna ha avuto l’effetto di saturare i mercati e far crollare i prezzi. Una recente inchiesta de “Il Sole 24 Ore” rivela come il prezzo dell’Arborio sia crollato, passando nel giro di due anni da 700 euro a tonnellata che venivano pagati al produttore agli attuali 300. Anche in Sardegna, dove il 50 per cento del riso prodotto era di varietà Indica, i risicoltori hanno dovuto orientarsi su altre qualità, sperando invano di resistere alla crisi. Una vera e propria Caporetto, a colpi di prezzi al ribasso, con i risi da insalate importati dall’Asia venduti a prezzi stracciati, proprio perché sgravati dai dazi. Le associazioni di categoria hanno avviato trattativa serrata con la Commissione Agricoltura dell’Ue, per rivedere le direttive sugli sgravi doganali in favore dei Paesi del Sud Est asiatico. «Tutto nasce dalla direttiva europea che ha cancellato i dazi per il riso proveniente dai Paesi più poveri, come la Cambogia – conferma Giovanni Murru, presidente della Coldiretti di Oristano – all’inizio non ci siamo opposti, dato che l’obbiettivo era quello di venire in soccorso di realtà poverissime. È bastato poco però per scoprire che i risultati non erano certo quelli che avrebbe sperato l’Unione europea. Infatti, i risparmi sui dazi vanno a vantaggio unicamente delle multinazionali che gestiscono il mercato mondiale del riso, mentre i risicoltori di quei Paesi, sono rimasti poveri come prima. Nel frattempo, intere popolazioni, come i Rohingya, dell’ex Birmania, sono costrette ad abbandonare le loro terre che le multinazionali vorrebbero trasformare in gigantesche risaie». È un discorso etico quello di Coldiretti che punta a salvaguardare la produzione italiana che si estende su 217mila ettari. Sono invece 3200 gli ettari a risaia in tutta la Sardegna, che sono una goccia nell’oceano, comunque importante se si considera che la maggior parte della produzione è destinata al riso da semina, considerato il migliore a livello mondiale. Ma ora anche il riso da seme inizia ad aver problemi di mercato.

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