La Nuova Sardegna

Oristano

In mostra i falsi bronzetti che ingannarono il Re

di Francesco G. Pinna
In mostra i falsi bronzetti che ingannarono il Re

L’Antiquarium presenta la collezione, acquistata a caro prezzo, di Carlo Alberto I manufatti realizzati da un amico dell’allora direttore del Museo archeologico

05 aprile 2018
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ORISTANO. Prima e durante il suo regno, il re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia partecipò a diverse campagne di scavo nell'isola. In particolare, nel 1841, dieci anni dopo la sua incoronazione e nove prima dell'abdicazione e dell'esilio in Portogallo, scavò a Nora e a Tharros sotto la guida del direttore del Museo archeologico di Cagliari Gaetano Cara. Rimase tanto entusiasta delle esperienze fatte che le volle raccontare subito alla amante del tempo, la contessa Maria Antonietta Di Robilant, con una lunga lettera datata Oristano. Ma di archeologia, per quanto appassionato fosse, forse non ne aveva capito granché.

E si fece turlupinare a caro prezzo. La sua guida di Nora e di Tharros infatti non ebbe difficoltà a rifilargli ben 70 falsi bronzetti raffiguranti altrettanti presunti idoli sardo-fenici facendoseli pagare profumatamente, circa 400 mila euro al cambio attuale. Cinque di quei bronzetti saranno esposti a partire da domani all'Antiquarium Arborense assieme ad altri 150 che provengono invece dai magazzini del Museo archeologico nazionale di Cagliari dove erano finiti nel 1883 quando l'allora direttore Ettore Pais li bollò come “turpi, falsi e bugiardi”. La mostra è il frutto di un lavoro cominciato cinque anni fa dal curatore dell'Antiquarium Raimondo Zucca, si intitola “Carlo Alberto archeologo in Sardegna - gli idoli bugiardi” e si svolge in contemporanea con la mostra dello stesso titolo inaugurata qualche settimana fa nei Musei Reali di Torino. «Sono falsi, ma aiutano a raccontare la storia dell'archeologia» ha commentato Zucca presentando l'esposizione assieme al sindaco Andrea Lutzu e all'assessore alla Cultura Massimiliano Sanna. E la mostra è in qualche modo il regalo che l'Antiquarium si fa per i suoi 80 anni di vita. Tanti ne sono passati infatti da quando il podestà Paolo Lugas (era il 1938) acquistò per 20 mila lire la collezione archeologica dell'avvocato Efisio Pischedda, collezione che rimane ancora oggi uno dei punti di forza del museo. I falsi idoli sono tutti da vedere. Rappresentano presunte divinità con sembianze in parte umane e in parte bestiali di derivazione orientale o diavoli spesso asessuati con corna, coda e forcone di derivazione medievale. Essendo falsi, non sono stati ritrovati sottoterra dagli archeologi ma sono usciti dalla bottega di un fabbro cagliaritano che lavorava per conto proprio di Gaetano Cara. Ne furono realizzati e venduti ben 330. All'appello , tolti i 70 venduti al Re e i 150 al Museo di Cagliari, ne mancano 110. La mostra resterà aperta fino al mese di febbraio del 2019.



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