La Nuova Sardegna

Oristano

Progetto Phoinix: un anno di ritardo e i dubbi sul futuro

di Enrico Carta
Progetto Phoinix: un anno di ritardo e i dubbi sul futuro

Il percorso naturalistico da Torregrande a San Giovanni Primi raid vandalici e il problema del passaggio sugli stagni

30 aprile 2018
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ORISTANO. Bella la primavera. Si potesse ammirare lungo quelle strade in cui si era pensato di far passare pedoni e ciclisti, sarebbe ancora migliore. Invece ci si ritrova di fronte a percorsi accidentati prima ancora di essere usati massicciamente, a ingressi sbarrati, a orari d’accesso misteriosi, a vandali che già imperversano e agli immancabili amanti del lancio del rifiuto in campagna che hanno fatto capolino. Il percorso del progetto Phoinix in gestazione lunga, visto che conta già un anno di ritardo rispetto ai tempi preventivati, rischia di nascere menomato. La Provincia e i due Comuni interessati cioè Cabras e Oristano iniziano gli incontri per capire che farsene dell’opera e come gestirla – non sarebbe una cosa da fare nel momento in cui si decide di finanziarla? –, intanto però dovranno fronteggiare dei problemi che non si pensava insorgessero prima ancora che i lavori venissero collaudati.

Nato per collegare con un percorso naturalistico la borgata marina di Torregrande a San Giovanni di Sinis, il progetto Phoinix stuzzica già gli appetiti di ciclisti e passeggiatori che non vedevano l’ora di poter finalmente avere un tracciato da percorrere senza doversi preoccupare di auto che sfrecciano. Il tutto in mezzo a una natura che, particolarmente in primavera, regala uno spettacolo invidiabile. Il percorso infatti percorre tutto l’ultimo tratto del Golfo di Oristano costeggiando Mare Morto e attraversando parte delle zona lagunari di Cabras, quella della peschiera Mar ’e Pontis e quella di Mistras.

Bello, bellissimo se fosse tutto in ordine e tutto pronto. Tralasciando il discorso della lentezza dei lavori che nelle idee originarie avrebbero dovuto concludersi il 3 giugno dello scorso anno e invece non sono stati ancora collaudati, rimane una serie di punti interrogativi. E ai dubbi si affiancano anche le certezze: i vandali e i cafoni del poco apprezzabile sport del getto del rifiuto in campagna hanno già fatto la loro comparsa.

Tornando alle perplessità, al momento, in attesa di capire che ne sarà del percorso naturalistico che in altre parti del pianeta sarebbe stato ideato, completato e utilizzato con uno schioccar di dita, restano le varie incognite. Se i vandali hanno divelto alcuni pannelli informativi e danneggiato alcune zone di sosta; se le strade sterrate appena concluse presentato già delle zone con punti accidentati; il vero problema rimane la gestione del collegamento dall’inizio alla fine del percorso: i proprietari delle concessioni degli stagni di Mar ’e Pontis e in particolare di Mistras hanno dimostrato di non gradire il passaggio di persone all’interno delle zone da loro utilizzate e controllate. Non gradiscono nonostante anche in quelle zone siano stati fatti dei lavori importanti così come prevedeva il progetto. Ma se non gradiscono, perché sono stati fatti quei lavori? Oppure il gradimento è scemato dopo che i lavori sono stati completati? Strano modo di interpretare le umane vicende. Per ora comunque chi si inoltra lungo il sentiero non rischia di incontrare il lupo cattivo, corre però il pericolo di rimanere imprigionato all’interno delle zone di pesca. Senza cartelli con gli orari, senza il sito internet funzionante che indichi orari di accesso e di uscita, può anche succedere di andare avanti per chilometri e poi ritrovarsi sequestrati al ritorno. Senza preavviso, ovvviamente.

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