La Nuova Sardegna

Oristano

bosa 

Dopo il ritrovamento dell’anfora si riparla del museo territoriale

di Alessandro Farina
Dopo il ritrovamento dell’anfora si riparla del museo territoriale

BOSA. Dove andrà a finire l’anfora ritrovata nel mare di Bosa dall’equipaggio del motopesca Carmine, consegnata alla Guardia Costiera? Ce lo si chiede all’indomani dell’ennesimo ritrovamento...

01 luglio 2018
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BOSA. Dove andrà a finire l’anfora ritrovata nel mare di Bosa dall’equipaggio del motopesca Carmine, consegnata alla Guardia Costiera? Ce lo si chiede all’indomani dell’ennesimo ritrovamento subacqueo, archeologico. Perché Bosa, dove pure non mancano musei e pinacoteche, come la Casa Deriu senza contare l’unicum del Museo delle Concerie sulla sponda sinistra del Temo, da tempo ha un sogno, che ancora non si è tramutato in realtà. Quello della nascita di un museo territoriale della Planargia che dovrebbe accogliere tutti i reperti recuperati dalla terra e dal mare in decenni di scavi o ritrovamenti casuali, finiti per buona parte negli scantinati delle Soprintendenze dell’isola. Un tesoro sepolto, al pari di chissà quanti altri reperti in una valle ed in un territorio dove si contano insediamenti preistorici, della civiltà nuragica, fenici e romani. Mentre restano non poche ulteriori tracce, nella parlata locale e nel tessuto urbano gli esempi più evidenti, dell’arrivo e governo degli spagnoli, quando dopo l’anno mille attorno alla fortezza del castello sul colle di Serravalle prese vita la Bosa Nova. Un patrimonio materiale e immateriale che aspetta ancora oggi di essere valorizzato, reso fruibile e godibile dalla popolazione, tanto più in chiave di rilancio turistico ad indirizzo culturale. Per quanto riguarda l’anfora ritrovata nei giorni scorsi, in un sito le cui coordinate sono gelosamente custodite dai pescatori del Carmine e dalla Guardia Costiera di Bosa, si tratterebbe di un reperto di epoca romana tardo repubblicana, probabilmente del primo secolo avanti Cristo. Un pezzo che certamente, insieme a tanti altri reperti come la famosa testa di Dioniso ritrovata nel Temo decenni fa, farebbe bella mostra di sé nelle teche del museo la cui sede viene ipotizzata nell’ex complesso dei Cappuccini. Qui infatti dovrebbe, il condizionale resta da tempo obbligo malgrado sforzi e promesse di varie amministrazioni, prendere forma il Museo territoriale della Planargia. Che resta però ancora oggi una delle grandi incompiute di Bosa e del territorio.

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