La Nuova Sardegna

Oristano

I caschi allineati per l’addio

di Simonetta Selloni
I caschi allineati per l’addio

I funerali di Antonio Camedda e Tommaso Angius, l’omaggio degli amici del più giovane

23 settembre 2018
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FORDONGIANUS. Danno i brividi quei caschi allineati nella seduta bianca a lato del sagrato della chiesa di San Pietro Apostolo. Ce li hanno messi gli amici di Tommaso Angius, che per la moto aveva una vera passione e che sulla moto ha vissuto gli ultimi momenti di una vita piena di promesse. Come deve essere quando hai 18 anni e non pensi che il tuo mondo finirà sulla strada, in una sera di inizio autunno.

«Raga, domani niente moto», è il passaparola che gli amici di Tommaso hanno diffuso sui social prima del funerale. Celebrato alle 5, a qualche ora di distanza da quelli di Antonio Camedda, che di anni ne aveva 36 e che alla passione della moto aveva da tempo unito quella per il suo bambino, e per la sua compagna. Antonio e Tommaso, che per questioni anagrafiche non erano amici ma comunque si conoscevano e condividevano l’amore per il brivido delle due ruote. Le loro vite si sono incrociate l’ultima volta giovedì sera. Lo scontro tra le due moto, la morte di entrambi. Funerali separati perché, così si è detto, i parenti del più giovane non sarebbero arrivati in tempo al mattino. Morti quasi in contemporanea; Antonio sul colpo, Tommaso poco dopo. Uccisi dallo schianto alle porte del paese, davanti agli occhi increduli di una automobilista. Ma ieri non era il momento di ricostruzioni o analisi su quella che il gergo investigativo chiama dinamica. Ieri era giorno di dolore, occhi senza più lacrime, genitori ai quali nessuno consegna il manuale su come far crescere i figli, meno che mai le istruzioni su come accompagnarli al cimitero.

Giorno di caschi allineati. Gli amici di Tommaso volevano andare al funerale con la moto, ma è bastato un momento per capire che il padre e la madre del loro amico non le volevano vedere, le moto. C’è da capirli.

Cosa dire a quella folla di persone, ai familiari di Antonio, alla sua giovane compagna, e al babbo e alla mamma di Tommaso? Davanti a un paese stranito, agli amici delle due vittime, ai compagni di scuola di Tommaso – con loro l’ex preside del Liceo Mariano IV Gino Rosellie e l’attuale dirigente Donatella Arzedi e alcuni insegnanti –, il sindaco Serafino Pischedda e il parroco don Salvatore Uras faticavano. Il sacerdote, in un dolore diviso a tappe tra mattina e pomeriggio, ha provato a dare il sostegno accordato a chi, credente, ha almeno l’appiglio dei supplementari dell’aldilà. Ma è dura quando si assiste alla disintegrazione di due esistenze pulsanti di vita.

Tommaso e Antonio. Inseguivano pensieri diversi, forse l’uno il sogno di un lavoro e l’amore per la compagna e il figlioletto. L’altro, la ripresa della scuola, i compagni, gli amici. Incrociarsi, una frazione di secondo, forse per vedersi. E dirsi addio.

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