La Nuova Sardegna

Oristano

La movida in bar e locali, un coro: servono regole certe

Eleonora Caddeo
La movida in bar e locali, un coro: servono regole certe

Oristano, i titolari vogliono chiarezza sulle norme per la musica

26 settembre 2018
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ORISTANO. Non è un paese per vecchi recita il titolo del romanzo di Corman McCarthy, dove ci si interroga sull'esistenza del destino e una decadenza della morale umana. Non è una città turistica, recitano invece molti commenti sui social network riferiti a Oristano, all'indomani della vicenda che domenica mattina ha coinvolto il bar Al 17, con uno sgombero forzato e il sequestro di arredi esterni, a causa di una serie di irregolarità, tra cui il volume della musica nelle ore notturne. In centro, tra i titolari di bar e locali, un parere si leva, quasi unanime: «Oristano non è una città turistica», che non vuole esserlo e che non fa niente per diventarlo

. Anche in merito al rispetto delle regole il coro di operatori canta all'unisono: «devono essere rispettate», ma ci vuole chiarezza. Spesso non solo non è chiaro il contenuto di leggi e ordinamenti comunali, ma non se ne conosce nemmeno l'esistenza. «Oristano non è una città turistica - spiega Francesco Scintu, della birreria gourmet Brix - perchè le città turistiche offrono servizi a 360 gradi, dal museo al divertimento, dai trasporti agli eventi, con un centro storico polivalente».

E sulle regole da rispettare ha un'idea: «potrebbe essere utile una sorta di mini-statuto per le attività del centro, dove venga definito ciò che si può e non si può fare. Regole che ci possano agevolare il lavoro, magari con orari per la musica più lunghi rispetto a quelli attuali». Oristano e il turismo è un matrimonio che non s’ha da fare nemmeno per Diego Aresti, del Temple wine bar: «non è una città turistica - sottolinea - quanto alle regole vanno rispettate ma devono essere più precise; non c'è un regolamento sulla musica in città e non sappiamo come comportarci».

«Non ci sono le condizioni perché sia turistica- spiega Valentina Onni, de La Dolce Vita. «Noi mettiamo musica rispettando gli orari ma sono arrivate comunque chiamate per il disturbo». Se il rispetto delle regole è indiscusso, il venirsi incontro, tra attività e cittadini, diventa necessario: «se si può suonare sino a mezzanotte, prima non devono esserci lamentele, come invece accade».

«Da parte di amministratori e operatori non c'è volontà di aprirsi al turismo - sottolinea Alessandro Obino, del 116 Caffè - basta vedere i servizi offerti e l'adeguamento degli orari». Sulle regole fa una proposta: «bisogna educare la popolazione all'essere città turistica, magari facendo pagare le chiamate per il disturbo quando invece non si ha ragione. Torregrande è morta anche per questo motivo, così faranno in città». Il bicchiere è mezzo pieno invece per Eden Stramieri, del Bar In Centro: «Oristano è turistica ma potrebbe essere molto di più. Basta guardare realtà come San Teodoro dove sanno fare turismo e la sera, d’ estate, il centro storico diventa pedonale dalle 20. Le regole - conclude - vanno rispettate ma non ci sono, o meglio ci sono solo quando si telefona e si dice che disturbi».

Antonello Coa, del bar Memento 51 vede nella città una positiva possibilità turistica: «Oristano ha un potenziale ma non lo sfruttiamo - sottolinea -. E non si capisce se esista un'ordinanza sulla musica».
 

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