La Nuova Sardegna

Oristano

Lancio di oggetti sulle case dei migranti: «Gesto grave, ma non razzismo»

Enrico Carta
Lancio di oggetti sulle case dei migranti: «Gesto grave, ma non razzismo»

Parla uno dei genitori dei tredici ragazzi coinvolti nelle molestie alla comunità senegalese e rom

30 settembre 2018
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. «Una bravata, ma non ha niente a che vedere con il razzismo. Non voglio sminuire la gravità dell’episodio, sono stato alquanto severo con mio figlio, ma quel che mi sento di escludere è che dietro il gesto dei ragazzi ci sia qualcosa di discriminatorio legato al colore della pelle o all’etnia di appartenenza». A qualche giorno dalle tredici denunce per il danneggiamento, le molestie e il lancio di oggetti e petardi contro le case delle comunità senegalese e rom, è uno dei genitori dei ragazzi coinvolti a raccontare il delicato momento che anche la sua famiglia sta vivendo. Ribaltando i punti di osservazione della vicenda e accantonando i commenti sbrigativi da social network, anche una bravata, a seconda del momento in cui viene commessa, diventa ben più grave della sua reale portata. O almeno tale appare agli occhi della società.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:oristano:cronaca:1.17292215:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/oristano/cronaca/2018/09/27/news/oristano-lancio-di-oggetti-contro-extracomunitari-e-rom-13-denunce-1.17292215]]

«La nostra è una famiglia dove si è sempre respirata tolleranza – spiega il genitore che chiede l’anonimato, anche perché nella vicenda sono coinvolti diversi minorenni –, nostro figlio mai ha sentito parole discriminatorie nei confronti di alcuno. Abbiamo conoscenze e rapporti di lunga data con la comunità senegalese, alla quale abbiamo rivolto le nostre scuse a seguito dell’accaduto».

E allora quel che è successo nelle notti d’estate a Oristano può davvero essere qualcosa di molto simile a una bravata, «i cui esiti vanno oltre la consapevolezza che i ragazzi avevano del gesto, compreso mio figlio, presente peraltro ad un solo episodio – prosegue il genitore –. Ecco perché chiamato dalla questura a riferire su quanto accaduto ha tranquillamente ha spiegato cosa fosse accaduto, ignaro che quanto commesso potesse avere delle conseguenze. Le indagini serviranno a riportare questi eventi nella giusta luce, è giusto che le forze dell’ordine svolgano il loro lavoro. Nonostante le migliori intenzioni, noi genitori siamo esposti alla possibilità che i nostri figli possano comportarsi non in maniera corretta». Spesso anche inconsapevolmente.

Sono stati gli stessi agenti della Digos, il prefetto Ferdinando Rossi e il procuratore della Repubblica Ezio Domenico Basso a chiarire come pressoché nessuno dei ragazzi coinvolti avesse afferrato che quel gesto potesse avere risvolti penali. E le reazioni dei ragazzi, qualcuno dei quali ha candidamente ammesso di aver partecipato agli “scherzi” non fanno altro che confermare questa versione.
 

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative