La Nuova Sardegna

Oristano

Capu d’Aspu, l’accusa chiede 7 condanne

di Enrico Carta
Capu d’Aspu, l’accusa chiede 7 condanne

Bosa. Per il pm l’impresa, la commissione di collaudo, l’ex sindaco e il responsabile dell’opera sono colpevoli

03 ottobre 2018
3 MINUTI DI LETTURA





BOSA. Condanne per tutti tranne che per uno degli imputati. Gli altri sette, secondo il pubblico ministero Armando Mammone, sono colpevoli. Per la requisitoria ha usato un metodo inusuale quale la presentazione di una memoria scritta ed è sul finire di quelle 104 pagine che chiude il cerchio dopo un lungo preambolo in cui spiega la contorta vicenda, non solo processuale, per la diga foranea sul Temo a Capu d’Aspu.

La sentenza è ancora là da venire, ma per il momento sul capo di sette degli otto imputati pende la richiesta di condanna. Sono il campano Salvatore Bisanti, responsabile dell’impresa che svolse i lavori, per cui sono stati sollecitati 2 anni e 4 mesi; l’ingegnere cagliaritano Paolo Gaviano che per la ditta appaltatrice svolgeva funzioni di controllo e per cui sono stati chiesti 5 anni e 6 mesi; la condanna a 5 anni e 4 mesi è stata invece chiesta per il geometra Luciano Baldino, responsabile del procedimento per conto del Comune; a 4 anni per i tre componenti della commissione di collaudo, gli ingegneri oristanesi Piero Dau e Antonello Garau e il loro collega di Sedilo Antonio Manca; infine a 2 anni e 6 mesi per l’ex sindaco Piero Casula che era primo cittadino all’epoca in cui venne affidato l’appalto e che è entrato nella vicenda per aver provveduto al pagamento di ferie non godute allo stesso Luciano Baldino.

Era il medesimo reato per cui è sotto processo la dipendente comunale Rita Mozzo, unica tra gli imputati a cui il pubblico ministero non ha riconosciuto responsabilità, motivo per cui ne ha chiesto l’assoluzione. Alla procura si è affiancata anche l’avvocato di parte civile Antonio Falchi che ha sposato in toto le tesi dell’accusa, eccezion fatta per la posizione dell’ex sindaco per il quale sostiene che non ci siano profili di responsabilità penale.

Non è certo un aspetto marginale, ma l’attenzione è ovviamente concentrata sulla requisitoria scritta del pubblico ministero che esordisce dicendo: «La pubblica funzione si è piegata a un interesse alieno» rispetto a quello pubblico e ha cercato di farlo «confezionando atti perfetti» e quindi mascherando tutto con un’aura di legittimità. La trama sarebbe iniziata all’interno delle stanze del Comune, dove il primo passo è la riassunzione del geometra Luciano Baldino che era appena andato in pensione. Questo passaggio sarebbe avvenuto attraverso un concorso pilotato, successivo peraltro al pagamento delle ferie non godute dallo stesso funzionario pubblico per una cifra che non si sarebbe dovuta corrispondere.

Attorno alla figura di Luciano Baldino ruotano poi gli altri reati – si contestano a vario titolo il peculato, la truffa aggravata, la turbativa d’asta e il falso –, perché dalla sua posizione privilegiata di responsabile del procedimento avrebbe chiuso un occhio o entrambi nel momento in cui la commissione di collaudo attestò il completamento dell’opera eseguita per evitare gli allagamenti ciclici di cui Bosa soffriva.

Effettivamente la cittadina non è più finita sott’acqua da quando i lavori sono terminati. Ma per la procura questi non furono conclusi integralmente determinando così un danno alle finanze pubbliche perché l’appalto fu comunque pagato nella sua totalità e nel conto va fatto anche rientrare il pagamento postumo di una polizza assicurativa decennale. Una parte dello scavo dei fondali, attraverso un falso verbale di collaudo che si estrapola da una serie di intercettazioni, non sarebbe stata eseguita a dovere. La commissione però avrebbe comunque certificato «dolosamente» la bontà dei lavori e l’avrebbe fatto per ottenere in tempi più rapidi il pagamento delle parcelle.

Accuse fondate? La decisione dei giudici del collegio composto da Carla Altieri, Elisa Marras e Federica Fuglheri non arriverà nella prossima udienza del 22 novembre. Per quella data la scena sarà occupata interamente dalle arringhe difensive degli avvocati Franco Luigi Satta, Gianfranco Siuni, Guido Manca Bitti, Roberto Dau, Speranza Benenati, Walter Pani e Franco Pani. Per tutto il processo hanno prospettato un quadro completamente opposto a quello dell’accusa. Avranno molte parole da dire.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il nuovo decreto

«La mannaia sul Superbonus devasterà tantissime vite»

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative