La Nuova Sardegna

Oristano

Occupazione, benvenuti nel deserto

di Michela Cuccu
Occupazione, benvenuti nel deserto

Il segretario della Cgil Alessandro Sanna esamina i dati provinciali: il 60 per cento dei giovani in cerca di un lavoro

04 ottobre 2018
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ORISTANO. «La nostra è ormai una realtà statica che non dà segni di vitalità, dove, contrariamente ad altri territori, non c’è stato alcun segnale di ripresa con l’unico trend in crescita rappresentato dall’aumento dell’età media della popolazione». È un quadro allarmante, quello tracciato da Alessandro Sanna, segretario generale della Cgil di Oristano. I numeri e le statistiche gli danno ragione: la disoccupazione che si attesta al 18 per cento sui dati generali e che sale sensibilmente nei territori storicamente più poveri della provincia, l’Alta Marmilla, dove si può arrivare a punte del 24 per cento, e l’Alto Oristanese, con centri come Nughedu Santa Vittoria dove si conta il 35 per cento di inattivi.

La situazione assume i connotati più allarmanti per quel che riguarda i giovani, con il 60 per cento di senza lavoro. «Per i giovani – dice Alessandro Sanna – le opportunità sono davvero poche e si limitano a contratti a termine e lavori stagionali. Una situazione di precarietà che contribuisce ad allargare la forbice rispetto al resto della Sardegna e soprattutto d’Italia».

Sono tra l’altro giovani che studiano sempre meno: se infatti, rispetto al passato la percentuale dei laureati, pur molto bassa, è cresciuta sensibilmente fino a sfiorare il 9 per cento, l’abbandono scolastico, stimato al 21 per cento, continua ad essere preoccupante.

«L’agricoltura che costituisce il 7 per cento del Pil oristanese e il turismo, con il 5 per cento, continuano a essere gli unici settori che offrono qualche possibilità di lavoro – dice il sindacalista – e purtroppo in seguito alla crisi del 2008, anche l’edilizia, che con circa 3mila lavoratori in provincia, occupa circa il 48 per cento del comparto industriale e il 5 per cento circa di quello economico, non offre più grandi opportunità di lavoro».

È però l’aumento dell’età media della popolazione, unita al calo demografico (6mila abitanti in meno in appena 5 anni) a destare il maggior allarme. «Questa è la provincia più anziana d’Italia – dice Alessandro Sanna –. Il 41 per cento della popolazione ha un’età fra i 30 e i 69 anni e si sale al 45 per cento per la fascia fra i 50 e 69 anni: significa che il numero degli abitanti è destinato a crollare». La denuncia del segretario della Cgil trova conferma nei rilevamenti dell’Istat sul clamoroso squilibrio fra il numero di anziani e di giovani, con il record registrato a Soddì, dove, il rapporto è di 10 anziani per ogni giovane sino ai 15 anni.

«In una condizione tale – dice il sindacalista – non stupisce che a parte il settore pubblico, la fonte maggiore di reddito delle famiglie è garantita dalle pensioni che peraltro sono fra le più basse in Sardegna». Una provincia povera, dunque, «Con un forte divario sociale e solo grazie al volontariato, qui presente e particolarmente attivo, tante famiglie riescono a tirare avanti. Ma non possiamo – avverte il segretario della Cgil – continuare a far leva unicamente sulla buona volontà dei cittadini. Servono scelte politiche diverse, nuove risposte, interventi concreti».

Trovare una via d’uscita a questa condizione di marginalità economica non è semplice. «La spinta potrebbe arrivare attraverso investimenti sulle infrastrutture che abbiamo sempre rivendicato, senza dimenticare che nel frattempo, il mondo va avanti e ci sono tanti obbiettivi sui quali puntare: l’informatica ad alto livello, la tecnologia avanzata, – dice Sanna – e soprattutto, per fermare la fuga dai nostri territori, assicurare i servizi anziché smantellarli. Insomma, serve una inversione di marcia». Sanna prende ad esempio la sanità pubblica: «Il processo di polarizzazione dei servizi sanitari, concentrati fra Cagliari e Sassari, ci sta fortemente penalizzando. Invece quel che serve per evitare la fuga di abitanti è consentire alla popolazione di stare bene».

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