La Nuova Sardegna

Oristano

Don Usai, avvocati sotto inchiesta

di Enrico Carta
Don Usai, avvocati sotto inchiesta

Il pm ipotizza la calunnia per le frasi dette nell’ultima udienza da Anna Maria Uras e Franco Luigi Satta

27 ottobre 2019
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ORISTANO. Atti in procura per valutare se ci sono profili di reato. Per passare da avvocati difensori a indagati la strada è breve. Giusto una rampa di scale e un corridoio del tribunale di Oristano dove si sta svolgendo il processo per la gestione del centro di accoglienza per detenuti in regime alternativo di pena “Il Samaritano” di Arborea. La tensione, durante tutte le udienze, era già altissima. Più volte in passato si era andati vicini allo scontro aperto tra la procura e gli avvocati difensori del sacerdote Giovanni Usai, imputato di favoreggiamento della prostituzione proprio all’interno della struttura. Nell’ultima udienza però le parole degli avvocati Anna Maria Uras e Franco Luigi Satta avrebbero superato il limite e così il pubblico ministero Marco De Crescenzo ha chiesto al collegio giudicante, presieduto dalla giudice Carla Altieri, di trasmetterli alla procura affinché si valuti se ci sia stato o meno reato in quelle affermazioni. E il collegio ha accolto la richiesta del pubblico ministero, per cui il verbale di udienza diventa ora il primo atto di un nuovo fascicolo d’indagine che si trova sul tavolo di un altro pubblico ministero, chiamato a valutare la posizione dei due avvocati. Questi, durante l’ultima udienza, hanno contestato l’azione del magistrato Diana Lecca che condusse l’inchiesta, culminata nel 2012 con gli arresti domiciliari per don Giovanni Usai, e del giudice per le indagini preliminari Mauro Pusceddu, che aveva firmato l’ordinanza con la misura cautelare a carico del prete.

Il verbale di udienza riporta ovviamente le frasi per cui è stato richiesta la trasmissione degli atti e al centro di tutto c’è l’utilizzo di un testimone, il finto medico Riza Bardi che doveva deporre due settimane fa, ma che è irreperibile. È stata per prima l’avvocata Anna Maria Uras a sollevare i dubbi sulla correttezza dell’azione combinata del pubblico ministero Diana Lecca e del giudice per le indagini preliminari Mauro Pusceddu nel 2012. Supportata in seconda battuta dall’avvocato Franco Luigi Satta, ha contestato ai due magistrati che oggi nemmeno lavorano più al tribunale di Oristano, di essere stati a conoscenza del fatto che il testimone Riza Bardi non fosse un medico e che millantasse tali titoli professionali. Nonostante ciò, Riza Bardi sarebbe stato utilizzato quasi come un infiltrato per fare in modo di ottenere informazioni utili all’indagine. Fu infatti mandato a far visita a don Usai successivamente a un malore avvertito dal sacerdote quando quest’ultimo già era ai domiciliari. Ovviamente, se procura e giudice avessero agito in tale maniera con un’azione combinata e studiata a tavolino utilizzando una persona che non aveva i titoli per svolgere la professione di medico ed essendone consapevoli, avrebbero commesso un reato. Servono però atti o testimoni per dimostrare ciò e, sinora, di quegli atti non c’è traccia. I due avvocati si sono detti sicurissimi di ciò che sostengono, ma sinora l’hanno fatto solo a parole e quelle frasi hanno convinto il pubblico ministero attuale, Marco De Crescenzo, a chiedere la trasmissione del verbale di udienza alla procura affinché indaghi su entrambi. Ritiene infatti che i suoi due colleghi magistrati siano stati calunniati ed è per questo che una nuova indagine si innesta sul procedimento in corso che riguarda anche Gabriel Imasidou Osarhewinda, difeso dall’avvocato Carlo Figus, il quale però è estraneo alle contestazioni mosse per ultimo dal pubblico ministero ai suoi due colleghi avvocati.

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