La Nuova Sardegna

Oristano

seneghe 

Il rito antico che resiste ad Halloween

La tradizione nel Montiferru legata al giorno dei cari defunti

01 novembre 2019
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SENEGHE. Da qualche anno si registra un costante ritorno alle antiche tradizioni legate al culto dei morti. Poco o niente viene lasciato ad Hallowen e a quello che la festa importata dall’America: al classico «Dolcetto o scherzetto» i bambini preferiscono pronunciare il più antico e tradizionale “Po s’anima de sos mortos”, per l’anima dei morti. Era questa infatti la domanda rituale che i piccoli di qualche decennio fa formulavano a chi apriva loro la porta. E non c’era bisogno di una risposta specifica, alla domanda. Bastava mostrare sa pischedda, il cestino realizzato con le canne e i polloni dell’ulivo, per ricevere frutta di stagione e i classici papassini e dolci di sapa.

La mattina presto, in gruppo, i bambini andavano di casa in casa, bussavano alle porte, e a tutti ripetevano la stessa formula: “Po s’anima de sos mortos”. Nessuno li mandava via senza aver prima dato loro qualcosa ed essi, con la felicità dipinta sul viso, ringraziavano e bussavano alla porta successiva.

Una tradizione che in particolare nel Montiferru era ben consolidata e, nonostante la pubblicità martellante dei mezzi di comunicazione per Halloween, non è scomparsa. La notte era dedicata alla veglia e al ricordo dei cari che non c’erano più. In tutte le famiglie si preparava la cena per i defunti. Sulla tavola veniva lasciato cibo in quantità abbondante: c’erano la pasta al sugo e la minestra, la carne arrosto, il pane, la frutta, il vino e il giorno successivo parte di quel cibo veniva portato ai più poveri, il resto consumato in famiglia. I bambini, invece, si aggiravano per il paese bussando alle case. (pi.maro)

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