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«Scelte sbagliate e illegittime al Pronto Soccorso di Ghilarza»

«Scelte sbagliate e illegittime al Pronto Soccorso di Ghilarza»

GHILARZA. Gli annunci di nuovo personale all’ospedale di Ghilarza da soli non bastano a risolvere le gravi carenze di personale, soprattutto quando si può equivocare con le parole e con le figure...

02 novembre 2019
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GHILARZA. Gli annunci di nuovo personale all’ospedale di Ghilarza da soli non bastano a risolvere le gravi carenze di personale, soprattutto quando si può equivocare con le parole e con le figure professionali. Ieri il consigliere regionale dell’Udc Domenico Gallus, presidente della commissione sanità del Consiglio, aveva annunciato che in poche ore era stata trovata la soluzione per scongiurare l’ennesima chiusura del pronto soccorso di Ghilarza, a seguito dell’ordine di servizio del direttore del dipartimento attività ospedaliere della Assl Sergio Pili. Quest’ultimo aveva infatti deciso che nei festivi, il sabato e nelle notti sarebbero stati gli infermieri a inviare ai medici di base, alla medicina o ai medici del 118 i diversi casi ricevuti, a seconda della gravità, mentre nelle ore diurne feriali gli stessi infermieri avrebbero avviato i codici bianchi o verdi al medico di turno, e i gialli e i rossi ai medici del 118. Lunedì ci sarà una ulteriore verifica della situazione.

Sul punto intervengono il presidente dell’ordine dei medici Antonio Sulis e il segretario della Federazione Italiana dei medici di Medicina Generale Alessandro Usai, che non esclude di coinvolgere la magistratura.

Sulis ritiene che «la chiusura del pronto soccorso di Ghilarza non è per nulla scongiurata, come si evince dall’attenta lettura della nota di servizio, dove si dichiara testualmente che l’attività di primo soccorso presso il presidio di Ghilarza deve essere espletata dal personale infermieristico dalle 20 alle 8 e nel periodo diurno dalle 8 alle 20 con la presenza anche del medico. Per sua stessa definizione, nel pronto soccorso la presenza del medico è sempre contemplata. Al contrario, nella nota in questione nessun medico è presente dalle 20 alle 8 e, pertanto, la definizione dell'ordine di servizio si riferisce, appunto, ad una situazione di primo soccorso, ben diversa da quella di pronto soccorso. Sarebbe opportuno informare gli utenti sulla differenza di operatività tra le due modalità, anche per non creare aspettative non adeguata. È inaccettabile che in un presidio di primo soccorso sia contemplata solo la presenza di infermieri».

Usai invece ritiene illegittima la scelta della Assl. «Secondo quanto previsto un infermiere dovrebbe smistare i pazienti che si recassero per urgenza al Pronto Soccorso al servizio di Guardia Medica, al reparto di medicina dello stesso Ospedale oppure al servizio di Emergenza Territoriale 118 in base alla priorità da lui stesso attribuita alle condizioni cliniche del paziente richiedente assistenza. Il Pronto Soccorso di un ospedale è attrattivo non soltanto per le urgenze del territorio in cui insiste la struttura ospedaliera ma anche per tutti i cittadini che in quella zona si trovassero a transitare. Il medico di guardìa medica è un professionista dedicato alla continuità dell'assistenza della Medicina di Base, non formato per l'urgenza, che opera in convenzione con la Regione. Contestiamo la legittimità dell'ordine di servizio della direzione sanitaria dei presidi ospedalieri perché la continuità assistenziale, in quanto servizio non dipendente, non è coordinata né coordinabile da qualunque direttore sanitario ospedaliero. Affidare la responsabilità dell'urgenza medica a personale non formato comporta gravi rischi nella gestione della salute dei cittadini».

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