La Nuova Sardegna

Oristano

Operazioni inesistenti, in aula le fatture del notaio

di Enrico Carta
Operazioni inesistenti, in aula le fatture del notaio

Luigi Ianni è accusato di aver costituito una società per evitare di pagare le tasse La procura gli contesta l’emissione di fatture e altri documenti per 576mila euro

05 novembre 2019
2 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. Si chiama Uraki, è una società ed è anche il perno del processo che vede imputato il notaio Luigi Ianni, accusato di aver violato la legge fiscale con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti che così gli avrebbero consentito di evadere 576mila euro di imposte. Tutto ruota attorno a questa creatura, nata nel 2003, ma finita sotto i raggi x del nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di finanza nel maggio del 2016. La contestazione riguarda anche i quattro anni precedenti ed è su quel periodo che si è concentrata l’attenzione del giudice monocratico Marco Mascia.

Il pubblico ministero Daniela Caddeo ha chiamato a deporre l’agente delle Fiamme Gialle, Marco Casu, che ha ricostruito le fasi dell’indagine e dato un quadro d’insieme dei documenti, non senza momenti di attrito con gli avvocati difensori Italo Doglio e Luigi Porcedda che hanno contestato la ricostruzione dell’accusa. Ci saranno altre udienze e nuovi testimoni per avere un quadro definitivo. I prossimi saranno in aula il 18 novembre, intanto il pubblico ministero e gli agenti della guardia di finanza hanno ricostruito la loro tesi. Secondo le accuse, accompagnate dalla produzione di una notevole mole di documentazione, la società Uraki sarebbe stata una scatola vuota, il vero amministratore sarebbe stato lo stesso notaio che però l’avrebbe utilizzata solo per far transitare denaro e simulare operazioni che gli avrebbero così consentito di sottrarre al fisco la somma indicata nel capo d’imputazione. Sempre stando alla ricostruzione del testimone, la società non avrebbe avuto dipendenti, clienti al di là dello stesso studio notarile e l’indirizzo indicato quale sede legale era quello dell’abitazione privata. La società si faceva quindi carico di una serie di spese, anche le più banali come la luce, la corrente elettrica, il gas, l’acqua e persino la bolletta di Sky o il noleggio di una barca a vela, che venivano così portate in detrazione facendo scendere di molto la quota da versare al fisco.

Gli avvocati difensori, con alcune domande, hanno già fatto intuire che strada prenderanno e cioè sostengono che la società Uraki – è stato rimarcato peraltro dal trstimone che era costantemente in perdita e quindi non dovesse pagare tasse – avesse anche altri clienti di cui tenesse la contabilità e per cui svolgesse servizi lavorativi.

In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sini
Le nostre iniziative