La Nuova Sardegna

Oristano

Lavoro e previdenza

In provincia le donne lavorano il doppio, ma guadagnano la metà dei colleghi uomini

di Michela Cuccu
In provincia le donne lavorano il doppio, ma guadagnano la metà dei colleghi uomini

Il rapporto dell’Inps fa emergere una clamorosa differenza nelle retribuzioni e nelle successive pensioni

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Oristano Carriere a metà e pensioni da fame: non servono troppi giri di parole per riassumere la realtà del lavoro femminile in provincia, fotografata dall’Inps. I dati contenuti nel rapporto 2024 dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, attesta che le donne in questo territorio lavorano più a lungo dei colleghi uomini, ma incassano quasi la metà. In provincia di Oristano, insomma, la “tassa rosa” non è un modo di dire, ma una condanna economica che accompagna le donne dalla prima busta paga fino al ritiro. L’Inps insomma certifica come anche nel 2024 il lavoro delle donne è fragile, intermittente e sottopagato, con un gap pensionistico che sfiora il 45 percento. Una provincia, insomma, dove il destino economico di una donna sembra segnato ben prima di varcare la soglia della pensione. Il Rendiconto Sociale Provinciale Inps 2024, mette a nudo una realtà brutale: il divario di genere non è solo una statistica, ma un’emorragia finanziaria che impoverisce migliaia di lavoratrici e condiziona il futuro demografico di un territorio già in ginocchio.

Il numero che più di ogni altro racconta l’ingiustizia è quello degli assegni medi mensili, accertato attraverso il cosiddetto Fpld, acronimo che sta per Fondo pensioni lavoratori dipendenti che raccoglie i contributi previdenziali per la pensione pubblica obbligatoria. Una pensionata oristanese riceve, in media, 787,1 euro al mese. Il suo collega uomo ne percepisce 1.443,1. Una differenza di 656 euro ogni trenta giorni; quasi un secondo stipendio che manca all’appello. Se il confronto si sposta sul piano nazionale, il dato diventa ancora più amaro: le donne italiane prendono in media 1.047 euro, ovvero 260 euro in più delle oristanesi. È la prova di una marginalità doppia: di genere e geografica. Ma come si arriva a un gap così profondo? La risposta sta nella qualità del lavoro offerto alle donne. Il rapporto evidenzia una vera e propria “segregazione contrattuale”. Oltre la metà delle lavoratrici dipendenti in provincia (il 57,5 percento) è inquadrata con un contratto part-time, una percentuale enormemente superiore alla media nazionale che si ferma al 44,7 percento, e quasi tripla rispetto agli uomini limitata al 23,5 percento).

Nella maggior parte dei casi non è una scelta, ma un “part-time involontario” dettato da un mercato del lavoro che non offre tempo pieno o dalle necessità di cura familiare che ricadono interamente sulle spalle femminili. Anche le nuove assunzioni del 2024 confermano il trend: per ogni donna che ottiene un contratto a tempo indeterminato, ci sono due uomini che firmano lo stesso tipo di stabilizzazione. Il lavoro femminile a Oristano oggi è stagionale, a termine e frammentato. Un mosaico di precarietà che non permette di costruire una base contributiva solida. L’implacabilità dei dati e delle statistiche certificate dall’Inps è ancora più dura e parla di un presente grigio, e di un futuro delle nuove generazioni che appare nero. Il tasso di disoccupazione giovanile femminile (tra i 15 e i 24 anni) in provincia ha toccato la soglia allarmante del 47,3 percento. Quasi una ragazza su due è fuori dal circuito produttivo.

Questo dato spiega, meglio di mille analisi sociologiche, il crollo delle nascite nel territorio: senza reddito e senza stabilità, la scelta di fare famiglia diventa un lusso per pochi. In un contesto così discriminatorio è ragionevole affermare che oltre al danno c’è la beffa. Per cercare di racimolare i contributi minimi necessari, le donne oristanesi restano al lavoro più a lungo degli uomini. L’età media al pensionamento per le donne è di 66,2 anni, contro i 64,8 degli uomini. Si lavora di più, si esce più tardi, ma si incassa meno. Il Rendiconto Inps 2024 non è solo un documento burocratico, ma un grido d’allarme. Conferma che senza un intervento strutturale che promuova l’occupazione femminile a tempo pieno e di qualità, la provincia di Oristano sia destinata a restare un perenne “deserto” demografico ed economico. Perché una società che paga le donne la metà è una società che ha già deciso di smettere di crescere.

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