La Nuova Sardegna

Oristano

La difesa: «Stop al carcere, l’imputato è malato»

di Enrico Carta
La difesa: «Stop al carcere, l’imputato è malato»

Rinviata al 3 dicembre l’udienza preliminare per l’omicidio di Brigitte Pazdernik Chiesti i domiciliari per Giovanni Perria, accusato dell’assassinio della moglie

08 novembre 2019
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NARBOLIA. Passo stentato, niente manette, viso tirato e corpo in affanno. È il ritratto di Giovanni Perria, il 78enne accusato dell’omicidio della moglie Brigitte Pazdernik nell’ottobre scorso. Ieri è stato per la prima volta in tribunale, ma l’udienza preliminare che doveva decidere del suo eventuale rinvio a giudizio è durata pochissimo, giusto lo spazio di verificare che alle parti offese cioè ai figli della coppia non erano stati notificati gli avvisi di fissazione dell’udienza di fronte alla giudice Annie Cecile Pinello. Così null’altro ci poteva essere se non un rinvio con Giovanni Perria che dovrà tornare in tribunale il 3 dicembre. Per il momento ha fatto rientro nella sua cella del carcere di Massama, da dove però l’avvocato difensore Antonello Spada cerca di farlo uscire.

Se la discussione dell’eventuale rinvio a giudizio non ha avuto luogo, accusa e difesa hanno invece avuto modo di scontrarsi sulla detenzione dell’imputato. È stato l’avvocato a chiedere per lo meno l’attenuazione della misura di fronte alle condizioni di salute dell’anziano che starebbero peggiorando di giorno in giorno. La perdita di peso è senza dubbio ciò che è più evidente, ma anche il volto non è più quello ancora attento dei giorni successivi alla sparizione e al ritrovamento del cadavere della moglie che fu gettata, in stato di semincoscienza, in un tratto di mare tra le località di Is Arenas e Torre del Pozzo.

Per la difesa, non ci sono più gli estremi perché Giovanni Perria stia in carcere in attesa del processo. I pubblici ministeri Ezio Domenico Basso e Armando Mammone non sono dello stesso parere. È stato il procuratore a chiedere che l’istanza della difesa non venga accolta. Impossibile ipotizzare un eventuale inquinamento delle prove, visto che sono state tutte raccolte un anno fa; difficile pensare a un’eventualità di fuga viste le condizioni economiche. Si ritiene invece che ci sia il pericolo di reiterazione del reato. Alcuni dialoghi carpiti in carcere, fanno pensare ai pubblici ministeri che in Giovanni Perria ci sia ancora l’intenzione di uccidere. I potenziali obiettivi potrebbero essere la figlia Rachele, dove peraltro andrebbe a vivere se venisse accolta la richiesta di domiciliari; la vicina di casa che è la testimone chiave del processo perché sostiene di aver visto l’imputato fare rientro a casa la sera della sparizione di Brigitte Pazdernik in un orario compatibile con quello dell’omicidio; e ancora il fratello di Giovanni Perria che non vive a Narbolia, bensì a Riola Sardo, ma che, secondo le accuse, è il motivo scatenante del dissidio tra Giovanni Perria e la moglie. Il movente sarebbe infatti la confessione di un tradimento avvenuto quando la coppia viveva in Germania e in un presunto e da dimostrare triangolo amoroso avrebbe un ruolo di primo piano proprio il fratello dell’imputato.

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