La Nuova Sardegna

Oristano

«Alleviamo i ricci di mare ma il costo è troppo alto»

di Piero Marongiu
«Alleviamo i ricci di mare ma il costo è troppo alto»

Il sindaco di Cabras esprime dubbi sul divieto di pesca ai non professionisti «Il mare appartiene a tutti, anche se i problemi arrivano dai dilettanti» 

10 novembre 2019
2 MINUTI DI LETTURA





CABRAS. Sulla pesca del riccio di mare il fronte di chi vorrebbe il blocco totale del prelevamento per qualche anno, a prescindere dalla quantità e dalla misura consentita dalle normative in vigore, si allarga.

Per tutelare la risorsa, sempre più a rischio scomparsa dai nostri mari, aumenta anche il numero dei ristoratori che l’hanno tolta dai loro menù. Le polemiche però non accennano a diminuire, soprattutto dopo il decreto emanato dall’assessora regionale all’agricoltura Gabriella Murgia, che prevede possano prelevare i ricci solo i professionisti in possesso di regolare licenza e delle previste autorizzazioni. Il sindaco Andrea Abis, qualche dubbio su quel provvedimento dice di averlo.

«Forse occorre un ragionamento meno settorializzato – dice Abis – il mare è un bene che appartiene a tutti ritengo pertanto che un minimo di possibilità venga concessa anche ai non professionisti».

Da qualche anno, nel centro marino di Torregrande, si sta portando avanti il tentativo di allevare i ricci in acquacoltura. Un sistema che però richiede tempo e un notevole impegno finanziario.

«Il riccio di mare può essere allevato sicuramente – spiega Abis – ma l’operazione al momento è molto dispendiosa, se non antieconomica. Allevare i ricci costa tantissimo, e non so se ne valga la pena. Il problema del prelevamento in mare si può risolvere, a mio giudizio, solo con una migliore e più efficace regolamentazione». Il vero problema non arriva dai pescatori professionisti, che, oltre ad essere costantemente monitorati e controllati non possono prelevare più di un certo numero a testa, ma dai troppi abusivi che li pescano senza osservare alcuna regola e spesso riescono a sfuggire ai controlli. Il comune di Cabras, attraverso l’Area Marina Protetta, ogni anno effettua un capillare monitoraggio sulla presenza del riccio, basato su rigorosi criteri scientifici. I dati relativi al 2019 dicono che nell’area la loro quantità è pressoché stabile.

I numeri però dicono anche che quella presenza, se riferita a un arco di tempo più lungo, è calata di molto e, se non si impone un fermo di qualche anno, il rischio che scompaia del tutto è quanto mai reale. Molti operatori della ristorazione, di Cabras e della provincia, hanno tolto i ricci di mare dai loro menù, ed è già qualcosa, ma chi continua a chiederli, sacrificando la conservazione della specie pur di soddisfare il proprio palato, non manca.

Senza contare i troppi pescatori abusivi che ne fanno incetta, non curandosi neppure di ributtare in mare quelli sottomisura.

In Primo Piano
Tribunale

Sassari, morti di covid a Casa Serena: due rinvii a giudizio

di Nadia Cossu

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative