La Nuova Sardegna

Oristano

Centinaia in marcia per salvare l’ospedale

di Maria Antonietta Cossu
Centinaia in marcia per salvare l’ospedale

A Ghilarza la manifestazione del comitato di salvaguardia del Delogu Tanti cittadini di tutto il territorio accanto agli amministratori e ai dipendenti

30 novembre 2019
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GHILARZA. Centinaia di fiammelle ieri hanno illuminato le strade attorno all’ospedale, percorse da un lungo corteo di cittadini e amministratori per richiamare una volta di più l’attenzione sulla deficitaria offerta di servizi e sul piano di riordino della rete ospedaliera incompiuto che impedisce di esercitare il diritto costituzionale a cure e assistenza adeguate. Negli ultimi due anni il territorio ha assistito, semmai, al progressivo depauperamento dei servizi calibrati sulle patologie più diffuse in un contesto caratterizzato da un alto indice di vecchiaia. «Mancano le risorse umane per riempire i vuoti d’organico» è il leitmotiv che si sentono ripetere i cittadini.

Per i malati e gli utenti del distretto socio-sanitario di Ghilarza ciò che conta è però principalmente l’accesso alle cure previste nei presidi periferici e che chi dirige la sanità assicuri le condizioni perché il rispetto di questo principio sia una regola e non l’eccezione. La realtà oggi però è un’altra: il punto di primo intervento è chiuso, l’operatività dell’Unità di valutazione Alzheimer è limitata, gli orari di radiologia sono stati ridotti, il futuro del laboratorio analisi è incerto, gli ambulatori specialistici di Medicina sono off-limits da oltre un anno e il reparto per la cura dei pazienti acuti si regge sulle spalle di sole cinque unità, condizione che ha portato alla riduzione dei posti letto.

I cittadini che ieri hanno preso parte alla fiaccolata chiedono di cambiare. «Le soluzioni non si possono più rimandare perché la gente ha bisogno di risposte oggi, non domani», ha dichiarato il portavoce del comitato organizzatore della marcia, Raffaele Manca, che ha rilanciato: «La priorità, ora, è ripristinare il servizio di primo soccorso, ma politica e sfera gestionale devono trovare gli strumenti per garantire la funzionalità dei piccoli ospedali prendendo coscienza che sono un elemento imprescindibile per combattere lo spopolamento. Poi è necessario superare il modello dell’Ats unica regionale e creare dei riferimenti meno ampi, lasciando alla prima le competenze sulle forniture e sulla gestione del personale e demandando alle Assl provinciali tutto il resto».

Il nesso tra tagli ai servizi e spopolamento è qualcosa che le comunità conoscono bene. «Ho tre figli all’estero perché qui mancano opportunità, se ci tolgono pure l'ospedale cosa resta?», dice Livio Gagliardi, ghilarzese d’adozione. «Perché dovremmo essere costretti a lunghe trasferte per prestazioni che vengono erogate qui? Paghiamo le tasse, abbiamo diritto di ricevere servizi», ha detto Lidia Scarpa di Norbello. «Ho sempre ricevuto cure adeguate al Delogu», ha reclamato Grazia Manca.

In testa al corteo c’erano i sindaci di Ghilarza, Norbello, San Vero Milis, Soddì, Paulilatino, Sorradile, Tadasuni, Nughedu e Sedilo testimonial di una causa comune. «Anche se in settimana sono arrivate rassicurazioni sulla riapertura del primo intervento non dobbiamo allentare la tensione», ha detto il sindaco Alessandro Defrassu, in marcia così come rappresentanti dei lavoratori e di ex dipendenti. «Difendiamo l’ospedale e tuteliamo la nostra dignità, del paziente e dei lavoratori. La salute è un bene inalienabile», ha rimarcato la responsabile del laboratorio analisi Filomena Deriu.

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