La Nuova Sardegna

Oristano

Laconi, crollo dei residenti: lo spopolamento è adesso

Ivana Fulghesu
Laconi, crollo dei residenti: lo spopolamento è adesso

Gli attuali 1754 abitanti potrebbero ridursi in venti anni di un ulteriore quinto. Senza servizi il rischio di arrivare vicino a quota mille in una generazione è reale 

29 dicembre 2019
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LACONI. Bilancio di fine anno negativo per il paese del Sarcidano che continua inesorabilmente a perdere cittadini.

Un’ accelerata nell’ultimo anno che fa crollare il numero dei residenti e desta seria preoccupazione.

«Contro lo spopolamento, chiediamo che si parta da Laconi», è l’appello lanciato dai consiglieri comunali Simona Corongiu e Carlo Orgiu, in occasione di un incontro cittadino alle forze maggiormente rappresentative della società sarda, nel corso del quale è stata evidenziata la drammaticità della situazione.

«Occorre costituire immediatamente una task force regionale – dicono i consiglieri – che metta insieme le migliori intelligenze per gestire la complessità del fenomeno del decremento demografico ed aprirsi ad altre realtà anche internazionali che più di noi hanno saputo invertire il trend in atto».

Gli effetti del calo demografico in corso da diversi anni sono evidenti: perdita di servizi, numerose case disabitate, molte in vendita e mercato immobiliare fermo.

Ma è l’analisi dei dati che mette in rilevo lo stato di grave malessere demografico, a destare ancor più preoccupazione per il futuro.

Il paese, infatti, ha perso il 24 per cento della popolazione residente negli ultimi 20 anni, passando dai 2300 abitanti del 2001 agli attuali 1754.

I numeri e le proiezioni parlano chiaro: a Laconi la riduzione dei residenti ha avuto una brusca accelerazione nell’ultimo anno con percentuali medie negative di circa il 3 per cento e una tendenza difficilmente reversibile considerata l’età media dei residenti . «La previsione – spiega Simona Corongiu – se non si inverte il trend, è che, applicando il tasso medio annuo degli ultimi 20 anni (1,4%) nell’arco di cinque anni si scenda molto sotto i 1700 abitanti e nell’arco di quindici-venti anni si scenda sotto i 1500. Se invece applichiamo il tasso dell’ultimo anno (il 3%), nell’arco di 15 anni si arriverebbe addirittura sotto i 1100. Gli amministratori locali non possono essere lasciati soli a gestire la situazione con soluzioni tampone e con i pochi strumenti che hanno a disposizione, perché ne va di mezzo la stessa credibilità delle istituzioni democratiche che non riescono a risolvere problemi di carattere strutturale come questo».

Il richiamo è dunque all’unità. «Dobbiamo assolutamente scongiurare questo scenario - conclude la consigliera Corongiu – approcciandoci al problema in un’ottica nuova che prescinda dalle appartenenze politiche di ciascuno, studiando assieme nuove soluzioni».

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