Rifiuti, fronte comune a favore del biodigestore
di Michela Cuccu
Arborea, Consorzio industriale e Legambiente illustrano il nuovo progetto Gli obiettivi sono l’autosufficienza energetica e l’abbattimento delle emissioni
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ARBOREA. Ha avuto un esito positivo, il primo dei tre incontri previsti nel processo partecipativo sui nuovi progetti le iniziative che il Consorzio industriale sta portando avanti per aumentare l’efficienza dell’impianto di trattamento dei rifiuti per ridurre le emissioni generate e quindi gli odori. L’incontro era riservato ai rappresentanti delle istituzioni tra cui, la sindaca di Arborea Manuela Pintus con l’assessora all’Ambiente, il sindaco di Marrubiu Andrea Santucciu, i presidenti dell’Unione dei Comuni dei Fenici e dell’Unione dei Comuni del Terralbese, Antonello Figus e Sandro Pili, l’Assl e l’Arpas. Il presidente del Consorzio industriale, Massimiliano Daga, ha illustrato le ragioni che hanno spinto l’ente a promuovere il processo partecipativo gestito con la collaborazione di Legambiente: informare in maniera chiara le istituzioni e i cittadini su un’evoluzione dell’impianto di compostaggio che mira alla riduzione delle emissioni e al contenimento dei costi di gestione, in linea con i principi dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile, che prevedono la sostenibilità ambientale accompagnata dalla sostenibilità economica e sociale.
Il presidente del comitato scientifico regionale di Legambiente, Vincenzo Tiana, ha presentato l’iniziativa, insieme a Rosella Manconi e a Marina Orefice, esperta di processi partecipativi. L’ingegnere Salvatore Daga, responsabile dell’impianto di Masangionis, ha evidenziato le caratteristiche e i vantaggi che la sezione di digestione anaerobica potrà apportare rispetto all’attuale impianto di compostaggio, sotto vari punti di vista e in particolare riguardo al miglioramento della qualità del processo di compostaggio, del bilancio energetico – con l’energia elettrica prodotta dal biogas l’impianto sarà autosufficiente – e delle emissioni. Il professor Aldo Muntoni, dell’Università di Cagliari, ha sottolineato che «la digestione anaerobica si inquadra perfettamente nelle finalità che si è data l’Unione Europea per perseguire strategie di trattamento che consentano di massimizzare la valorizzazione del rifiuto». Muntoni ha anche ammonito che per la gestione del processo di digestione anaerobica è richiesta un’elevata professionalità, ma che tale aspetto possa anche rappresentare un’opportunità per far crescere la professionalità dei tecnici sardi. Ha concluso gli interventi tecnici il professor Gianni Zorzi, dottore agronomo già direttore dell’Istituto di San Michele all’Adige di Trento, che ha portato ad esempio l’impianto di digestione anaerobica di Trento, che dal suo avvio, non ha mai avuto segnalazioni di disturbo da parte delle popolazioni dell’area circostante.
Il presidente del comitato scientifico regionale di Legambiente, Vincenzo Tiana, ha presentato l’iniziativa, insieme a Rosella Manconi e a Marina Orefice, esperta di processi partecipativi. L’ingegnere Salvatore Daga, responsabile dell’impianto di Masangionis, ha evidenziato le caratteristiche e i vantaggi che la sezione di digestione anaerobica potrà apportare rispetto all’attuale impianto di compostaggio, sotto vari punti di vista e in particolare riguardo al miglioramento della qualità del processo di compostaggio, del bilancio energetico – con l’energia elettrica prodotta dal biogas l’impianto sarà autosufficiente – e delle emissioni. Il professor Aldo Muntoni, dell’Università di Cagliari, ha sottolineato che «la digestione anaerobica si inquadra perfettamente nelle finalità che si è data l’Unione Europea per perseguire strategie di trattamento che consentano di massimizzare la valorizzazione del rifiuto». Muntoni ha anche ammonito che per la gestione del processo di digestione anaerobica è richiesta un’elevata professionalità, ma che tale aspetto possa anche rappresentare un’opportunità per far crescere la professionalità dei tecnici sardi. Ha concluso gli interventi tecnici il professor Gianni Zorzi, dottore agronomo già direttore dell’Istituto di San Michele all’Adige di Trento, che ha portato ad esempio l’impianto di digestione anaerobica di Trento, che dal suo avvio, non ha mai avuto segnalazioni di disturbo da parte delle popolazioni dell’area circostante.