La Nuova Sardegna

Oristano

I giudici fermano le betoniere: stop al cemento in via De Gasperi

di Enrico Carta
I giudici fermano le betoniere: stop al cemento in via De Gasperi

Comune e costruttori sconfitti al Tar: la palazzina supera il limite massimo consentito dal Puc Pagheranno le spese legali e dovranno attenersi a una serie di prescrizioni sull’altezza e i parcheggi

28 gennaio 2020
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ORISTANO. Troppo alta e poco rispettosa delle norme. La palazzina che sta sorgendo all’angolo tra via De Gasperi e via Leone XIII nel quartiere di Sa Rodia è un coacervo di irregolarità urbanistiche. Questo dice il Tar che ha dato torto al Comune e ai costruttori che, oltre a veder irrimediabilmente rimpiccioliti i sogni di grandezza, devono anche fare i conti con una serie di prescrizioni che potrebbero bloccare l’intero progetto. In più, a seconda dell’interpretazione che verrà data ad alcuni rilievi fatti dai giudici Dante D’Alessio, Antonio Plaisant e Giorgio Manca, si potrebbe arrivare anche a nuovi sviluppi in tribunale, non per forza un tribunale di tipo amministrativo.

Per prima cosa, ma forse è la meno importante, il Comune (assistito dall’avvocato Gianna Caccavale) e le società Edilizia Mazzini e Gruppo Rinascimento Urbano Ambientale (assistite dall’avvocato Piero Franceschi) pagheranno le spese processuali: 5mila euro per ciascuno. È però il resto della sentenza ad attirare l’attenzione, perché in una trentina di pagine viene smontata una teoria urbanistica che non poggia sulle solide fondamenta delle norme, in particolare quelle del Puc. È per questo che i proprietari di una villetta che si trova nella stessa via, avevano deciso di fare ricorso al Tar qualche mese fa. Di fronte alle loro finestre stava nascendo quello che ritenevano un aborto urbanistico.

Per com’era stata progettata, questo ha sostenuto il loro avvocato Luca Casula, la doppia palazzina non sarebbe probabilmente dovuta nascere. Certamente non sarebbe dovuta nascere così come sta avvenendo e con una crescita esponenziale. Questione di altezze. Esagerate rispetto a quelle della zona, dove mediamente ci si ferma a sei metri e mezzo, ma esagerate anche secondo il Puc che consentirebbe in quell’area il raggiungimento di 13 metri. Si andava invece molto più su, visto che le due palazzine, una volta terminate e comprendendo la copertura, avrebbero superato i 19 metri. Troppo.

Poi c’era la questione della monetizzazione dei parcheggi, ottenuta grazie al frazionamento di un lotto unico da 1.439 metri quadrati che però non poteva essere diviso, cosa che invece avvenne e che consentì di ovviare al problema di destinare buona parte dell’area proprio ai parcheggi. Tutto irregolare per i giudici che, richiamandosi a una serie di norme, hanno evidenziato come pure all’interno dell’ufficio tecnico comunale i pareri non fossero unanimi. Il responsabile unico del procedimento aveva espresso la propria contrarietà, ma il suo parere era stato superato da quello del dirigente del settore Sviluppo del territorio e così si era andati avanti. Adesso però bisogna frenare: non si può superare l’altezza media delle costruzioni della zona, bisogna rifare il calcolo sulla monetizzazione dei parcheggi, bisogna rivalutare gran parte del progetto, mentre la costruzione è già salita oltre il massimo consentito. Guai in vista?

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