La Nuova Sardegna

Oristano

Addio Pinna Nobilis, cinque esemplari in tutto

di Valentina Atzeni
Addio Pinna Nobilis, cinque esemplari in tutto

Modifiche climatiche e un agente patogeno alla base delle strage della nacchera In Spagna si sta studiando di modificare geneticamente il mollusco

09 febbraio 2020
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CABRAS. Sono solo cinque gli esemplari di Pinna nobilis sopravvissuti nei mari della costa cabrarese, dieci in totale in tutta l’Area Marina Protetta Penisola del Sinis - Isola di Mal di Ventre, se si contano quelli ritrovati a Is Benas. Questo stando all’ultimo censimento effettuato sulla costa, risalente a dicembre. Numeri che indicano la densità della popolazione all’interno delle aree fin’ora scandagliate, ma già decisamente allarmanti.

Una moria tanto improvvisa quanto istantanea, che in pochissimo tempo ha annientato i successi dati dal recupero della specie iniziato nel 2011, che aveva registrato un trend positivo di crescita. La Pinna nobilis, più conosciuta come nacchera, 20 anni fa aveva già vissuto un difficile periodo che l’aveva portata molto vicina all’estinzione, quando l’uomo la pescava senza alcun riguardo. Una volta applicati i divieti di pesca, la nobile pinna aveva ripopolato i mari, ma poi era arrivat un protozoo Haplosporidium pinnae, parassita divenuto improvvisamente patogeno, origine della scomparsa della nacchera. «La sua mutazione dovuta con molta probabilità ai cambiamenti climatici – dichiara Massimo Marras, direttore dell’AMP – e a variazioni di temperatura e salinità delle acque». Ma questo parassita non è l’unica causa della morte del mollusco. «Alcuni studi indicano l’esistenza di concause che hanno determinato la moria» afferma Stefania Coppa, biologa marina presso l’Istituto per lo studio degli Impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino del Cnr di Oristano, la quale a breve, eseguirà insieme ai colleghi del Consiglio Nazionale delle Ricerche, un nuovo monitoraggio per verificare che gli esemplari marcati a dicembre siano ancora vivi ed eventualmente studiarne i motivi.

La Regione non ha ancora definito il progetto per le nuove ricerche, ma dal Cnr assicurano che i progetti andranno avanti. «L’Università di Sassari sta portando avanti l’analisi genetica degli esemplari vivi, in modo da carpirne il segreto della sopravvivenza e provare a cercare una cura» dichiara la dottoressa Coppa. Altri studi si basano sul monitoraggio in campo e sull’epidemiologia. «In Spagna, dove nel 2016 è partita la moria, si è andati anche oltre» aggiunge Massimo Marras, che racconta come i colleghi iberici stiano verificando la possibilità di modificare geneticamente gli esemplari rimasti tentando di ibridare la specie con la cosiddetta Pinna rudis. Nascerebbe così un nuovo mollusco filtratore che andrebbe a ripulire l’habitat sopperendo in parte alla mancanza della cugina più nobile. “Ma non sarebbe di certo una soluzione per la specie” sottolinea Marras.

La sperimentazione è ancora all’inizio, ciò che è in stato di avanzamento è la permanenza della ‘nacchera’ nella lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), che ne definisce l’alto rischio di estinzione, non solo circoscritta al territorio di Cabras, né a quello regionale ma a quasi tutto il Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia. A novembre 2019 sono scomparsi anche gli esemplari dell’Adriatico, che fino ad ora erano stati risparmiati.

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