La Nuova Sardegna

Oristano

Detenuti, appello a Solinas «Sì al garante regionale»

Detenuti, appello a Solinas «Sì al garante regionale»

I responsabili provinciali chiedono un impegno al presidente della Regione «Il sistema carcerario è in equilibrio precario, con forti carenze di personale»

09 febbraio 2020
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ORISTANO. La Sardegna è l’unica regione italiana a non avere un garante dei detenuti, per questo motivo, i garanti di Oristano, Sassari, Tempio e Nuoro chiederanno al presidente della Regione di intervenire e colmare la lacuna. Non è certo questo l’unica emergenza del sistema carcerario sardo messo in luce ieri mattina nel corso dell’ incontro fra i quattro garanti delle persone private della libertà della Sardegna, che per la prima volta si sono incontrati dopo l’apertura dei nuovi istituti di detenzione per l’alta sicurezza. A fare gli onori di casa, l’assessora comunale ai Servizi sociali Carmen Murru. Il garante di Oristano, Paolo Mocci, ha ricordato che i problemi delle carceri non riguardano solo l’amministrazione penitenziaria ma anche quella del Comune dove ha sede la struttura. «Spesso si parla di sovraffollamento, ma questo non è l’unico problema delle carceri», ha detto Mocci che ha rappresentato la realtà di Massama «dove ad esempio l’assenza di un reparto per detenuti con disabilità e menomazioni psichiche, sta creando grossi problemi, assieme all’assenza, di recente denunciata dagli agenti di polizia penitenziaria, di un reparto per detenuti all’interno del San Martino». La sanità nelle carceri è quasi un’emergenza, considerando anche che il maggior numero dei detenuti nelle strutture isolane sono anziani, dunque, con tutte le problematiche legate all’età.

«La politica deve occuparsi della questione detentiva – ha detto Antonello Unida, garante di Sassari – ci sono situazioni al limite dell’anticostituzionalità come a Bancali, dove 95 detenuti in regime di 41 bis sono in una sezione costruita appositamente sotto il livello del terreno, tanto da comportare la riduzione della luce e dell’aria». Un problema noto e denunciato in più occasioni dallo stesso garante nazionale, Mauro Palma. Ci sono poi situazioni legate alle carenze strutturali. A Tempio, ad esempio, le tubazioni idriche sono ancora di ferro «di conseguenza– ha detto la garante Edvige Baldino – l’acqua è non potabile. Il problema è che da mesi l’amministrazione penitenziaria non distribuisce più i due litri di acqua in bottiglia che erano garantiti per ogni detenuto. Dunque, chi non ha soldi per comprarsi l’acqua minerale, non beve». La rieducazione del detenuto che, pur fondamentale per il suo reinserimento nella società, in troppe occasioni viene a mancare. «A Badu ’e Carros i detenuti sono costretti a trascorrere troppo tempo in cella» ha denunciato la garante Giovanna Serra, che sollecitando il potenziamento delle misure alternative ha riferito del caso di un detenuto che, rimasto in carcere per 25 anni senza mai un permesso premio: «La prima volta che è uscito ha chiesto subito di rientrare in istituto perché non sapeva come fare». Maria Grazia Calligaris, di “Socialismo, diritti e riforme” ha evidenziato come esistano seri problemi di personale: ci sono appena 4 direttori per 10 carceri mentre mancano 500 agenti di polizia penitenziaria, tantissimo personale amministrativo ed educatori.(m.c.)

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