La Nuova Sardegna

Oristano

Il pm: «Sei anni alla consulente»

di Enrico Carta
Il pm: «Sei anni alla consulente»

Posti di lavoro fittizi per gli accessi agli stranieri. L’accusa chiede la condanna anche per il suo aiutante

20 febbraio 2020
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ORISTANO. È tutto nelle carte. È nei documenti e attraverso essi che il pubblico ministero Armando Mammone arriva a chiedere la condanna a sei anni per la tributarista Esmeralda Trogu, 48 anni di Oristano, e a cinque anni per il suo collaboratore Baiwinder Kumar, cittadino di origine indiana di dieci anni più giovane. Non si è fermata qui la pubblica accusa, perché al termine della requisitoria ha chiesto anche una doppia multa di 60mila euro per la tributarista e di 54mila euro per il mediatore culturale, accusati a vario titolo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sostituzione di persona e truffa. È presto per dire come andrà a finire perché il processo con rito abbreviato, che si svolge di fronte alla giudice per le udienze preliminari Silvia Palmas, ha già una nuova udienza in programma per il 4 marzo e potrebbe essere quella la data in cui arriverà la sentenza.

La ricostruzione del pubblico ministero poggia le sue fondamenta sui documenti che sono anche i pilastri e i muri portanti dell’edificio su cui i carabinieri hanno costruito l’indagine partita dalla segnalazione di un imprenditore di Riola Sardo che si era ritrovato nel suo libro paga il nome di un dipendente straniero che mai aveva visto alle sue dipendenze. Inizialmente aveva pensato a un errore, ma le verifiche avevano portato a scoprire che quello non era un caso isolato e che, dietro ogni persona finita negli elenchi di ignari datori di lavoro che si vedevano chiedere il pagamento dei contributi dall’Inps, c’era un unico collegamento possibile: quello con Esmeralda Trogu e con Baiwinder Kumar.

I due, stando alla documentazione e alla ricostruzione fatta dal pubblico ministero, attraverso le loro professioni sarebbero stati in grado di inserire tra gli aventi diritto ai permessi di soggiorno e ai visti, persone extracomunitarie che cercavano un approdo in Sardegna per poi prendere il largo verso altre regioni italiane.

Non gratis, ovviamente. Dietro ci sarebbe stato un interesse ben preciso e il richiamo più forte è quello dei soldi. Ogni documento che garantisse agli stranieri la possibilità di entrare in Italia sarebbe stato pagato in anticipo, una sorta di cambiale cui poi facevano seguito quasi sempre i documenti, così da alimentare il giro di richieste e ovviamente anche gli introiti per la consulente e il mediatore.

Il pubblico ministero si è poi soffermato sulle dichiarazioni rilasciate durante il processo da Esmeralda Trogu, che aveva anche prodotto un documento poi risultato non autentico, col quale l’imputata allontanava da sé ogni responsabilità e la attribuiva ad altre persone. Tutto falso o quasi, visto che per sei dei diciotto capi d’imputazione contestati, l’accusa ha chiesto l’assoluzione non essendoci prove di reato. Il resto invece sarebbe tutto dimostrato dai documenti a cui si è rifatta anche l’avvocatessa di parte civile Antonietta Sogos che tutela un’anziana la quale scoprì, solo quando arrivarono i bollettini di pagamento dell’Inps, di aver avuto un badante che in casa sua non aveva mai messo piede. Ora chiede il risarcimento dei danni, stessa cosa che faranno nella prossima udienza alcuni cittadini senegalesi che anticiparono i soldi per avere poi permessi di soggiorno che mai ricevettero. Sono a loro volta parti civili, assistite dall’avvocatessa Anna Maria Uras, che sarà la prima a discutere durante la prossima udienza. A quel punto toccherà agli avvocati Gianni Nonnis e Fabio Costa esporre le tesi difensive.

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