Tendas: «L’impianto era da fare»
di Enrico Carta
L’ex sindaco: ecco le vere cifre, sulla salute il comitato non tiene conto dei pareri degli esperti
3 MINUTI DI LETTURA
ORISTANO. L’energia ai tempi del coronavirus. Il botta e risposta continua a una dozzina di giorni da quello in cui il Tar ha espresso il suo parere sull’impianto di San Quirico. Gli strali del comitato che si oppone alla sua costruzione da parte della Solar Power avevano raggiunto l’ex sindaco Guido Tendas, che tra i sostenitori della bontà dell’opera è rimasto uno dei pochi a esprimersi pubblicamente. L’ex primo cittadino non vuole fare da bersaglio e mette sul piatto cifre ben diverse rispetto a quelle indicate da Antonello Garau, portavoce dei residenti di Tiria e San Quirico.
La prima questione non è però numerica, ma di salute pubblica e inquinamento. «Mai ho mai nascosto al signor Garau un solo aspetto di questa vicenda – dice Tendas –. Ho dato a lui le primissime notizie e l’ho invitato fin dal primo incontro in Comune a valutare laicamente il progetto. La competenza a valutarne la compatibilità non è del Comune ma della Regione attraverso l’ex SAVI e dell’assessorato dell’Industria. L’augurio è che abbiano a fidarsi maggiormente delle istituzioni e della tecnologia che avanza nella produzione di energia rinnovabile. Se la compatibilità ambientale viene affermata dall’unico organismo regionale abilitato a farlo perché non prenderne atto? O anche l’ex SAVI ha glissato sulle questioni poste dal Comitato? »
Poi le cifre. La prima è legata all’incasso che il Comune otterrebbe dalla cessione della vecchia strada agraria di cui entrerebbe in possesso il privato: «Secondo Antonello Garau incasserebbe 8.136 euro. Il prezzo di cessione a metro quadro, comunicato a ottobre del 2015 dal Comune al privato è di 0,82 euro. È stata poi imposta la condizione che, contestualmente a questo, il privato acquistasse anche i restanti reliquati stradali interclusi nella proprietà che avrebbe ospitato per trent’anni l’impianto. Dai frazionamenti approvati dall’Ufficio del Territorio, le superfici si estendono in totale per 39.640 metri quadri, per un valore di 32.504. Se a questo importo aggiungiamo le spese per la definizione della pratica, tutte a carico del privato, arriviamo a circa 35mila euro».
Le previsioni di incasso per il Comune non si fermano qui. «La convenzione disdetta dalla giunta Lutzu obbligava la Solar Power a riconoscere una somma dell’1% del ricavo dell’energia prodotta annualmente, con il versamento minimo di 50mila euro annui. Alla data della presentazione della richiesta per l’autorizzazione unica questa cifra era di 157.679 euro», prosegue Tendas che poi aggiunge altre voci come l’Imu da 445.822 calcolata alla data della richiesta di autorizzazione. In più la ditta aveva l’obbligo di ricostruzione e manutenzione delle strade comunali interessate al progetto, di bonifica dei canali di scolo anche esterni all’area, dicostruzione del sottopassaggio del canale della strada provinciale 57.
L’ultimo passaggio è legato alla svalutazione degli immobili della zona: «È la prima volta che ne sento parlare. Durante il mio mandato ho partecipato a tutte le conferenze di servizio e nessuno dei soggetti abilitati a parteciparvi ha mai parlato di svalutazione di immobili in termini economico patrimoniali come conseguenza della presenza dell’impianto termodinamico. Confesso di non avere gli strumenti per una valutazione in merito. Sono invece convinto che la presenza dell’impianto possa avere un effetto positivo. Perché non prendere in considerazione che molti imprenditori agricoli potrebbero valutare l’opportunità di produrre in loco le 14.500 tonnellate di legno cippato all’anno di cui ha necessità l’impianto?»
La prima questione non è però numerica, ma di salute pubblica e inquinamento. «Mai ho mai nascosto al signor Garau un solo aspetto di questa vicenda – dice Tendas –. Ho dato a lui le primissime notizie e l’ho invitato fin dal primo incontro in Comune a valutare laicamente il progetto. La competenza a valutarne la compatibilità non è del Comune ma della Regione attraverso l’ex SAVI e dell’assessorato dell’Industria. L’augurio è che abbiano a fidarsi maggiormente delle istituzioni e della tecnologia che avanza nella produzione di energia rinnovabile. Se la compatibilità ambientale viene affermata dall’unico organismo regionale abilitato a farlo perché non prenderne atto? O anche l’ex SAVI ha glissato sulle questioni poste dal Comitato? »
Poi le cifre. La prima è legata all’incasso che il Comune otterrebbe dalla cessione della vecchia strada agraria di cui entrerebbe in possesso il privato: «Secondo Antonello Garau incasserebbe 8.136 euro. Il prezzo di cessione a metro quadro, comunicato a ottobre del 2015 dal Comune al privato è di 0,82 euro. È stata poi imposta la condizione che, contestualmente a questo, il privato acquistasse anche i restanti reliquati stradali interclusi nella proprietà che avrebbe ospitato per trent’anni l’impianto. Dai frazionamenti approvati dall’Ufficio del Territorio, le superfici si estendono in totale per 39.640 metri quadri, per un valore di 32.504. Se a questo importo aggiungiamo le spese per la definizione della pratica, tutte a carico del privato, arriviamo a circa 35mila euro».
Le previsioni di incasso per il Comune non si fermano qui. «La convenzione disdetta dalla giunta Lutzu obbligava la Solar Power a riconoscere una somma dell’1% del ricavo dell’energia prodotta annualmente, con il versamento minimo di 50mila euro annui. Alla data della presentazione della richiesta per l’autorizzazione unica questa cifra era di 157.679 euro», prosegue Tendas che poi aggiunge altre voci come l’Imu da 445.822 calcolata alla data della richiesta di autorizzazione. In più la ditta aveva l’obbligo di ricostruzione e manutenzione delle strade comunali interessate al progetto, di bonifica dei canali di scolo anche esterni all’area, dicostruzione del sottopassaggio del canale della strada provinciale 57.
L’ultimo passaggio è legato alla svalutazione degli immobili della zona: «È la prima volta che ne sento parlare. Durante il mio mandato ho partecipato a tutte le conferenze di servizio e nessuno dei soggetti abilitati a parteciparvi ha mai parlato di svalutazione di immobili in termini economico patrimoniali come conseguenza della presenza dell’impianto termodinamico. Confesso di non avere gli strumenti per una valutazione in merito. Sono invece convinto che la presenza dell’impianto possa avere un effetto positivo. Perché non prendere in considerazione che molti imprenditori agricoli potrebbero valutare l’opportunità di produrre in loco le 14.500 tonnellate di legno cippato all’anno di cui ha necessità l’impianto?»