La Nuova Sardegna

Oristano

L’avvocato: «Altezze e parcheggi nella norma»

L’avvocato: «Altezze e parcheggi nella norma»

Il caso della palazzina in costruzione nel quartiere di Sa Rodia e finita sotto sequestro nei giorni scorsi

01 aprile 2020
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ORISTANO. Come finirà? È presto per dirlo. Per ora la palazzina all’angolo tra via De Gasperi e via Leone XIII resta sotto sequestro. I sigilli erano stati apposti dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria del Corpo forestale, dopo che la giudice per le indagini preliminari Silvia Palmas aveva accolto la richiesta del pubblico ministero Andrea Chelo. La vicenda penale poi si intreccia con quella amministrativa, dal momento che il Tar aveva già bloccato l’edificazione degli appartamenti nel quartiere di Sa Rodia con la sentenza di gennaio, accogliendo il ricorso dell’avvocato Luca Casula presentato per conto di un residente di via De Gasperi.

Caso chiuso? Tutt’altro. Le due imprese impegnate nei lavori di costruzione confermano la loro linea e focalizzano l’attenzione su alcuni punti contrastanti dell’intera vicenda. È l’avvocato Piero Franceschi, legale delle ditte Evm e Gruppo Rua di cui sono amministratori i costruttori Antonio Loddo e Stefano Secci, entrambi indagati assieme all’ingegnere Adriano Sorrentino, a chiarire questi aspetti. Si parte dalla questione delle altezze, uno dei requisiti che avrebbe portato sia al pronunciamento del Tar sia al provvedimento che riguarda la questione penale: «Né in sede civile o amministrativa né tanto meno penale è stato mai dimostrato che l’altezza media delle abitazioni della zona sia di sei metri e mezzo. Ciò si evince solo dalla consulenza tecnica di parte dei ricorrenti, tanto è vero che il Tar ha ordinato al Comune di accertare l’altezza media degli altri edifici». E sempre a proposito di altezze ci si sofferma poi su quelle consentite dal Puc. «Il progetto prevedeva l’altezza massima di 14,50 metri calcolata all’intradosso dell’ultimo solaio ossia con le modalità prescritte dalle norme di attuazione del Puc e dal decreto Floris, per come sono state interpretate finora dal Comune e non di 19 metri».

La successiva e dibattuta questione è quella dell’accorpamento dei lotti e dello spazio da destinare a parcheggio. «Il Tar ha convenuto con le difese del Comune e dell’impresa – spiega l’avvocato Franceschi – sul fatto che il divieto di monetizzazione in caso di cessioni a standard di aree superiori a 500 metri quadri era previsto solo nella variante di piano adottata nel 2014 e mai entrata in vigore, mentre il vigente Puc del 2010 non prevede un analogo divieto. Ne consegue che il frazionamento è assolutamente legittimo e va aggiunto che la superficie destinata a parcheggio era rimasta invariata, con l’unica differenza che non è pubblica ma privata, essendo stato pagato al Comune il corrispettivo della cessione. Nemmeno la monetizzazione è quindi obbligatoria».

In attesa dell’appello alla sentenza del Tar che certamente ci sarà, l’ultima precisazione riguarda le dimensioni di ciò che sinora è stato costruito: «L’altezza attuale dei manufatti, consistenti nel solo scheletro di un edificio, è di 5 metri e 60. Si arriva a 8 metri e 70 se si considerano gli ultimi pilastri, i quali sono però privi di solaio». (e.carta)

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