La Nuova Sardegna

Oristano

Gli angeli degli animali curano le colonie feline

di Michela Cuccu
Gli angeli degli animali curano le colonie feline

La dedizione di alcune volontarie che portano da mangiare a tanti gatti Girano la città e la provincia per portare i rifornimenti ai loro amici

08 aprile 2020
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ORISTANO. «Nella mia colonia c’erano venti gatti, da qualche giorno sono dieci». Erika Podda è una volontaria che si occupa della colonia felina di via Campania, una delle 18 in città. Ha il tesserino dell’Ente protezione animali ed è firmataria di un accordo col Comune per accudire gli animali: «Tre anni fa, erano quaranta. Con tanto sacrificio e lavoro siamo riusciti a darne in adozione almeno la metà, la maggior parte fuori dalla Sardegna». Da quando molti gatti sono scomparsi, Erika non si da pace. Il timore è che dietro ci sia ancora una volta il pregiudizio e la cattiva informazione che attribuisce agli animali domestici, il contagio del coronavirus. Una fake che sta portando all’abbandono e che i veterinari stanno cercando di contrastare con una campagna informativa.

Erika che continua a occuparsi della colonia, è preoccupata: «Qualcuno li ha fatti sparire e voglio sapere chi è», dice. La sua denuncia mette in luce le difficoltà che i gattari affrontano e che sono aumentate proprio in questi tempi. I volontari non si arrendono: armati di autocertificazione, vanno e vengono per la città e i paesi, spesso più volte al giorno, per accudire, nutrire, curare i gatti randagi. Spiega ancora Erika: «Non tutte le colonie sono censite e riconosciute e perciò le cose si complicano». Così, se a Bosa il Comune ne ha riconosciute 21, altrettanto non avviene a San Vero Milis, dove, oltre a quella privata di Su Pallosu, solo nella zona costiera, ce ne sono almeno altre dieci, per un totale di circa 150 gatti.

Li segue Daniela Pintor, che vive a Oristano. Con altri volontari fa la spola (sempre che, ai controlli, non vengano rimandati indietro come è accaduto) con la marina sanverese, dove i volontari hanno realizzato delle casette-ricovero che hanno chiamato miciofavelas, anche di recente, purtroppo, prese di mira da vandali che le hanno semi distrutte. «Non è raro essere aggrediti e minacciati: non tutti amano gli animali», racconta Daniela.

Anche il cibo è acquistato dai gattari. «La gente partecipa con generosità alle raccolte che organizziamo – dice Erika Podda –, ma spesso siamo noi a farci carico delle spese». In questi anni alcune associazioni si sono riunite in un coordinamento, come ad esempio No randagismo Oristano. Ne fa parte Andrea Atzori, responsabile della colonia di su Pallosu: «La nostra è una colonia privata e ce ne occupiamo direttamente. Nelle aree aperte al pubblico il riconoscimento ufficiale da parte dei Comuni è fondamentale». Atzori spiega come in altre realtà della Penisola le cose vadano diversamente. «A Milano il Comune contribuisce con stanziamenti alla cura e all’alimentazione dei gatti delle colonie, altrettanto non avviene qui. A Cabras, ad esempio, era stato chiesto il riconoscimento della colonia di Funtana Meiga, ma il Comune non ha mai risposto».

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