La Nuova Sardegna

Oristano

Oncoematologia chiude, è bufera sulla Regione

di Michela Cuccu
Oncoematologia chiude, è bufera sulla Regione

Le rassicurazioni fatte da presidente e assessore sul futuro non bastano Levata di scudi della politica locale: «Il San Martino viene ridimensionato»

19 aprile 2020
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ORISTANO. D’ora in poi all’ospedale san Martino si potranno diagnosticare i tumori al sangue, ma non curarli. Anche per una semplice prescrizione, magari di pastiglie da assumere a casa, i pazienti con diagnosi tumorale, dovranno essere inviati agli ospedali di Cagliari, Nuoro e Sassari, dove, troveranno medici con la stessa specializzazione dei colleghi oncologi di Oristano, ma, a differenza di questi ultimi, sono autorizzati dalla Regione a prescrivere e somministrare antitumorali e non soltanto quelli sperimentali.

Al San Martino sapevano già da quasi un mese che l’assessorato regionale alla Sanità aveva deciso di non transigere più su un aspetto fino a ieri del tutto sottaciuto: l’assenza del riconoscimento di struttura complessa. In realtà al day hospital di Oncoematologia, accreditato dal 2009, transita ogni anno almeno un migliaio di pazienti e cinquecento sono attualmente in cura. Secondo la Regione, solo questi ultimi, ovvero i pazienti già in carico al reparto potranno continuare ad essere curati a Oristano, per gli altri si prospettano continue ed estenuanti trasferte, che data la particolare patologia, molti non saranno in grado di sopportare.

Il caso è esploso in tutto il suo clamore a seguito dell’ordinanza del giudice del Lavoro che ha dato ragione a un’anziana paziente che, sostenuta da diverse associazioni di consumatori e mediche, chiedeva di essere curata a Oristano e non a Nuoro, dove invece, l’aveva inviata la Regione. Sconfitta in tribunale, la Regione a questo punto, è stata obbligata a far curare la signora al San Martino, ma contemporaneamente opta per la linea dura e applica alla lettera la normativa: in ospedale niente più cure oncoematologiche, ma solo diagnosi e analisi.

Inevitabile la levata di scudi da parte dei medici e della politica locale, con tanto di minacce di strappi da parte di consiglieri di maggioranza in Regione. Emanuele Cera, consigliere regionale del centro destra e sindaco di San Nicolò Arcidano, chiede soluzioni immediate: «Altrimenti viene meno anche il ruolo di rappresentanza del popolo e del mandato da esso ricevuto, privando di significato la ragione di esserci».

Il giudizio di Antonio Solinas, ex consigliere regionale del Pd è durissimo: «A un anno e più dall’inizio della nuova legislatura, con il cambio della maggioranza politica, la situazione è molto peggiorata. Bosa e soprattutto Ghilarza rischiano un ridimensionamento e a Oristano invece di istituire i nuovi reparti previsti nella riforma della rete ospedaliera, approvata dal centrosinistra, si chiudono quelli esistenti». Anche Bruno Palmas, lo storico esponente del centrosinistra oristanese ed ex manager della Assl chiede addirittura l’intervento del ministro della Sanità.

Venerdì il presidente della giunta regionale, Christian Solinas e l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, avevano cercato di mettere una pezza, diffondendo un comunicato congiunto nel quale promettono, passata l’emergenza Covid-19, di far ottenere al reparto quei riconoscimenti fino a oggi negati. L’Ordine dei medici provinciale e il sindaco Andrea Lutzu, colgono la palla al balzo. Con un comunicato congiunto accolgono positivamente le dichiarazioni della giunta, ma chiedono anche interventi immediati: «Auspichiamo con forza che, nell’attesa dell’autorizzazione al nuovo servizio, anche in questa fase i pazienti oristanesi che necessitano di essere assistiti possano rivolgersi all’ospedale locale, senza essere costretti a sopportare i disagi di lunghi viaggi presso altre strutture».

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