La Nuova Sardegna

Oristano

Riola Sardo, la famiglia contagiata: «Il virus è entrato in casa ma non capiamo come»

di Enrico Carta
Riola Sardo, la famiglia contagiata: «Il virus è entrato in casa ma non capiamo come»

Il racconto di uno dei sette positivi all’interno di uno stesso ambito familiare: «Ce ne siamo accorti solo dopo il ricovero del nonno. Prima solo un po’ di febbre»

22 aprile 2020
3 MINUTI DI LETTURA





RIOLA SARDO. Invisibile e inatteso. Da dove sia arrivato il contagio è un mistero, ma ormai è entrato ufficialmente per la seconda volta a Riola Sardo. Se un mese fa però il caso era quasi isolato, stavolta è tutto diverso. In un paese di 2.100 e spiccioli abitanti, avere sette positivi in un colpo solo mette un po’ in allarme. Sono tutti nello stesso ambito familiare, ma resta il dubbio sull’origine di questi contagi. Tanto che le stesse persone che oggi sono in isolamento domiciliare, eccetto il più anziano che è ricoverato a Cagliari da qualche giorno in condizioni non certo buone, si ritrovano in mezzo a un mare di interrogativi.

«Non siamo tanto preoccupati per la nostra salute – spiega uno dei sette contagiati che da sabato è in isolamento domiciliare –. La maggior parte di noi ha probabilmente già superato il momento peggiore della malattia senza troppi problemi. Ripensandoci, qualcuno di noi ha avuto qualche sintomo nei giorni scorsi, ma è durato poco senza che creasse problemi fisici. Essendoci passati subito, neanche abbiamo eseguito il tampone sino a quando la persona più anziana della famiglia è stata ricoverata. Tra l’altro ci è stata comunicata la sua positività solo in via indiretta perché l’Ats ci ha spiegato che dovevamo anche noi sottoporci al test. Ci rincresce peraltro che su questo aspetto, non ci sia stata comunicazione adeguata».

È in quel momento, a metà della scorsa settimana, che la situazione è cambiata. «Stava male da una dozzina di giorni. Avevamo spiegato al medico che aveva la febbre e che stava continuamente peggiorando. Per il primo periodo è stato curato via telefono e gli sono stati prescritti degli antibiotici, ma non hanno fatto effetto. A un certo punto ha smesso di mangiare e bere e lì abbiamo deciso di non aspettare più». La chiamata al 118, il primo controllo al San Martino e poi l’anziano, che tra pochi giorni compirà 90 anni, viene ricoverato all’ospedale di Cagliari.

«Siamo preoccupati per le sue condizioni – prosegue il familiare – anche perché ha una polmonite molto estesa. Siamo lontani da lui, ma non c’è altro da fare. Dobbiamo giustamente stare isolati. La domanda che ci poniamo continuamente è come sia stato possibile che il virus sia entrato in famiglia». Le risposte sono molteplici e nessuna dà certezze: c’è chi è andato a fare la spesa o chi ha continuato ad andare al lavoro, per cui il contagio può essere avvenuto in una di quelle situazioni. Pensiamo poi che qualcuno di noi abbia trasmesso il virus alla persona più anziana, la quale, non essendo autosufficiente, veniva accudita da noi altri familiari perché anche la moglie non è in grado di fare tutto da sola. La trasmissione in famiglia è quindi avvenuta in questa maniera, ma non sappiamo chi sia stato il primo anche perché c’è stato qualche caso di asintomatici tra noi sette. Sappiamo per certo che un infermiere che ha accudito l’anziano in qualche occasione non lo può aver contagiato perché ci è stato comunicato che è risultato negativo, mentre non c’è alcuna possibilità che il nostro parente sia entrato in contatto con l’altro infermiere dell’Assl di Oristano che è risultato positivo».

Esclusi quindi questi contatti di ambito ospedaliero o comunque sanitario, restano in ballo tutte le altre ipotesi. Che un po’ di preoccupazione ci sia, lo si capisce anche dal fatto che immediatamente il sindaco Mauro Saba ha convocato il Centro operativo comunale per valutare se sia il caso di adottare ulteriori misure di sicurezza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative