La Nuova Sardegna

Oristano

Un fiume di “erba” per le scuole

di Enrico Carta
Un fiume di “erba” per le scuole

Ai domiciliari due ragazzi di Simaxis, obbligo di dimora per una ragazza, denunciate due minorenni

21 aprile 2020
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ORISTANO. Dal campo al consumatore. Non in tavola, ma in un posto in cui la droga non sarebbe dovuta passare e invece arrivava senza problemi, com’è ormai chiaro da una serie di interventi delle forze dell’ordine che si è ripetuta negli ultimi anni. La marijuana correva a fiumi, o meglio lungo il fiume Tirso per arrivare in gran quantità alla foce cioè negli istituti superiori, sebbene questo non fosse il punto di approdo unico della droga smerciata in gran quantità dai presunti spacciatori finiti ai domiciliari venerdì scorso.

Le misure cautelari decise dal giudice per le indagini preliminari, su richiesta della procura, hanno riguardato due persone di Simaxis, Claudio Nonnis 28 anni e Pablo Romero Carrillo 22 anni. Quest’ultimo aveva già visto da vicino le aule del tribunale perché era stato arrestato qualche mese fa a San Vero Milis quando in auto aveva quasi mezzo chilo di marijuana e qualche grammo di cocaina. Gli erano costati un patteggiamento e poi libero di viaggiare verso nuove avventure finite però molto in fretta.

Il vero fiume di droga trafficato dai due, assieme alla fidanzata ventunenne di uno di loro che è sottoposta all’obbligo di dimora e a due ragazze minorenni denunciate perché accusate di aver fatto da tramite con gli studenti delle superiori, era però altrove. Il blitz in un terreno di Bauladu, avvenuto nell’agosto dell’anno scorso in un momento in cui i coltivatori non erano però nel campo, doveva suonare come un allarme per gli attivissimi giovanotti che invece pare non abbiano mai tirato il fiato.

Era chiaro però che gli agenti della Squadra mobile della questura, coordinati dal dirigente Samuele Cabizzosu, non si sarebbero fermati al sequestro delle seicento piante di cannabis. Pur non avendo trovato i “proprietari” della piantagione nel terreno demaniale che era stato attrezzato di tutto punto con un sistema di irrigazione perfetto affinché le piantine di cannabis crescessero rigogliose, i poliziotti avevano individuato chi potesse aver allestito la piccola impresa campidanese. Il pollice verde non mancava, visto che le 600 piante estirpate ad agosto 2019 non erano le uniche a disposizione del gruppetto di amici. Pian piano avevano mietuto e il raccolto aveva fruttato molti chili di droga pronta per lo spaccio. Veniva quindi messa all’interno di bidoni che venivano nascosti nei pressi dell’argine del Tirso nel territorio di Simaxis. Più volte però i bidoni erano spariti, solo che non erano stati i ladri a impossessarsi di dieci chili di marijuana bensì la polizia stessa che aveva portato a termine una serie di sequestri. A mettere sul chi va là gli agenti era un sistema di indagine ormai collaudato: alle intercettazioni telefoniche e ambientali, si aggiungevano appostamenti e pedinamenti. È tutto materiale che è finito sui fascicoli d’indagine che hanno ricostruito la storia dello spaccio che iniziava nel campo e finiva davanti agli ingressi delle scuole superiori.

Per ora nessuno dei due ai domiciliari ha proferito verbo. All’interrogatorio di garanzia Hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Più in là si vedrà. Intanto l’operazione “Maria Salvador” può dirsi conclusa.

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