La Nuova Sardegna

Oristano

Reparto Covid, chiusura vicina

di Eleonora Caddeo
Reparto Covid, chiusura vicina

Contagi in calo netto e l’Assl è pronta a smantellare. Ma al San Martino i problemi non mancano

28 aprile 2020
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ORISTANO. Ventiquattro giorni di operatività e la probabile imminente chiusura. Tanto potrebbe durare il reparto Covid-19 dell’ospedale San Martino allestito in tempi brevissimi nell’ex reparto di Pediatria e inaugurato lo scorso 4 aprile con l’obiettivo di tamponare l’emergenza Coronavirus che sembrava ormai dover esplodere anche in provincia e garantire così tredici posti letto, eventualmente ventisei, in un’area riservata e isolata.

Il reparto doveva servire per il ricovero dei casi sospetti in attesa dei risultati del tampone e quindi della diagnosi definitiva, ma fortunatamente ha avuto un utilizzo limitato. Sul suo futuro ieri mattina, si è dunque svolto un incontro tra la dirigenza del nosocomio e i vertici dell’Assl, per valutare su come svolgere la fase di chiusura e definirne tempi e modi. Una serrata motivata da più ragioni, tra cui la percentuale molto bassa di contagi, soli 54 su una popolazione provinciale di 160mila persone. È un dato che rincuora, facendo tirare un sospiro di sollievo, ma che al contempo impone di non abbassare la guardia, soprattutto in questa fase di avvio a una parziale riapertura alla normalità.

In questa situazione, il venir meno della necessità di un reparto dedicato all’emergenza coronavirus è da ricercarsi anche nell’operatività del laboratorio analisi Covid-19, che ogni giorno gestisce in maniera rapida e precisa tamponi e analisi sierologiche. Aperto pochi giorni dopo l’omonimo reparto, ha ridotto di moltissimo i tempi di diagnosi dei tamponi inviati dall’Unita di crisi locale, permettendo di avere i risultati sui casi sospetti nel giro di tre o quattro ore. Una velocizzazione della diagnosi che, snellendo di molto i tempi di degenza dei casi sospetti in corsia, ha eliminato o quasi la necessità di un reparto dedicato, e reso nuovamente ipotizzabile di utilizzare le salette di degenze dell’area di osservazione breve del Pronto soccorso senza il rischio di contatti con altri pazienti o personale e il conseguente collasso della struttura.

La chiusura non sarebbe giustificata però solo dall’ottimizzazione del lavoro, ma anche dalla necessità di utilizzare al meglio le professionalità messe a disposizione del reparto e dall’urgenza di ripartire con la normale vita dell’ospedale, riattivando, seppur con tutte le limitazioni del caso, le visite ambulatoriali sinora limitate alle sole urgenze. Undici medici coordinati da un pneumologo, tredici infermieri più un coordinatore infermieristico e sei operatori socio-sanitari ora a disposizione del reparto Covid, dai prossimi giorni potrebbero quindi essere chiamati in servizio in base alle necessità in altri reparti, ottimizzando il lavoro.

Anche i servizi ambulatoriali, dopo oltre un mese di chiusura, stanno riprendendo con una quotidianità che prova ad avvicinarsi alla normalità pre virus. Rimangono insoluti i problemi legati alla riduzione di anestesisti, che stanno creando difficoltà nell’organizzazione dei turni nel blocco operatorio. Con un solo medico specialista a disposizione, il servizio di chirurgia rischia di andare molto a rilento.

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