La Nuova Sardegna

Oristano

ospedale san martino 

Il sindacato: «Medici spostati come pedine e reparti sguarniti»

di Michela Cuccu
Il sindacato: «Medici spostati come pedine e reparti sguarniti»

ORISTANO. L’emergenza sanitaria ha letteralmente rivoluzionato l’organizzazione degli ospedali, che, in vista della Fase 2, quando, dopo due mesi, si riprenderà ad affrontare i casi non urgenti,...

03 maggio 2020
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ORISTANO. L’emergenza sanitaria ha letteralmente rivoluzionato l’organizzazione degli ospedali, che, in vista della Fase 2, quando, dopo due mesi, si riprenderà ad affrontare i casi non urgenti, potrebbero non esere preparati. All’ospedale San Martino, ad esempio, gli specialisti di cardiologia e gastroenterologia sono stati spostati nel reparto sospetti Covid. Analogamente, è accaduto a Nuoro, dove sempre nell’area sospetti covid, sono stati messi in turno oncologi ed ematologi insieme a cardiologi-emodinamisti e neurologi.

Da subito i sindacati hanno contestato le scelte organizzative dell’azienda unica. Adesso, è il segretario aziendale Ats di Anaao Asomed, Luigi Curreli, a chiederne lo scioglimento: «La modalità Ats non funziona: assistiamo con un misto di sdegno e sconcerto allo spostamento arbitrario di specialisti da una sede all’altra o da un reparto all’altro, fino a minare seriamente la stessa erogazione dei Lea nei presidi ospedalieri più carenti di personale», afferma il medico che annuncia la prossima stesura di un libro bianco contenente un resoconto di tutte le criticità, da consegnare all’assessore regionale alla Sanità.

Il sistema ospedaliero oristanese sembra essere un caso emblematico. «Questo modo di affrontare l’emergenza sta mettendo in crisi molti reparti – dice Curreli –, basti pensare alla Pneumologia, dove, negli ultimi tempi si stima siano state bloccate 400 visite programmate. Non sono state più eseguite neppure le endoscopie bronchiali. Con la carenza di personale che abbiamo, c’è da chiedersi seriamente come si potrà riprendere a lavorare serenamente».

E aggiunge: «Mentre si dà per imminente la chiusura del reparto sospetti Covid del San Martino, contemporaneamente vorrebbero destinare 40 posti letto a Ghilarza per degenze dello stesso tipo. C’è da capire come potranno mai organizzarsi data la situazione ben nota del Delogu».

Il documento di Anaao-Assomed, a questo proposito è durissimo: «L’emergenza non poteva che acuire i disagi e i problemi già presenti. Abbiamo assistito a tentativi di soluzioni creative, temporanee e poco efficaci sul medio e lungo termine, come l’impiego di figure professionali con contratti di pochi mesi, con meccanismo usa e getta. Altra soluzione che va per la maggiore è quella di pescare dal pool di specialisti disponibili, spesso senza considerare la specializzazione. In medicina non funziona e non può funzionare così: le professionalità e le specializzazioni non si acquisiscono a comando, ma sono frutto di studio e esperienza sul campo».

C’è spazio per una denuncia sulla sicurezza del lavoro: «La salute del lavoratore viene continuamente messa a rischio da ritmi di lavoro sempre più massacranti e ora anche dalla scarsa disponibilità di dispositivi di protezione».

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