La Nuova Sardegna

Oristano

Dall’Austria a casa, odissea finita

di Piero Marongiu
Dall’Austria a casa, odissea finita

Santa Giusta, la ragazza era bloccata da settimane. Per lei era intervenuto anche il ministero

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SANTA GIUSTA. Si è conclusa felicemente l’avventura di Enrica, la giovane 25enne rimasta bloccata in un paesino austriaco all’inizio dell’emergenza sanitaria. Dopo un’attesa snervante, scandita dall’incertezza e dalla paura di non riuscire rientrare, ieri ha finalmente potuto riabbracciare i suoi genitori e iniziare la quarantena obbligatoria nella sua casa di Santa Giusta. «Non è stato facile – racconta ora –. Le difficoltà non sono mancate, le ho affrontate con forza e determinazione. Adesso, dopo un viaggio durato trenta ore, sono a casa mia, con i miei cari. Ai ragazzi che stanno affrontando situazioni analoghe alla mia, dico di non scoraggiarsi e di rivolgersi alle nostre istituzioni. Nel mio caso sono state presenti sempre, fino al momento della partenza».

Quando parla di difficoltà, si riferisce al trattamento ricevuto dai datori di lavoro, una coppia di veneti, titolari dell’esercizio commerciale che l’aveva assunta, insieme a un suo collega di Decimoputzu, come dipendente stagionale. Subito dopo la chiusura delle frontiere, l’Austria è stata la prima a farlo nei confronti dell’Italia, i suoi datori di lavoro l’hanno licenziata e lasciata senza soldi e senza aiuto, disinteressandosi di lei e del suo collega, letteralmente abbandonandoli.

A quel punto sono intervenuti i genitori di Enrica, i quali, oltre a farle sentire la loro presenza costante, hanno predisposto una lettera che il sindaco Antonello Figus ha inviato, per via istituzionale, al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Meno di 24 ore dopo, Figus è stato contattato dal consolato italiana a Vienna, che gli ha garantito il suo interessamento promettendo una soluzione in tempi brevissimi e far rientrare la ragazza a casa. «Le istituzioni hanno lavorato con una sincronia perfetta – ha detto Antonello Figus –. A cominciare dalla Farnesina e a seguire, il consolato italiano a Vienna, la Regione che in meno di 48 ore ha concesso l’autorizzazione al rientro della ragazza, il nostro Comune, il prefetto Gennaro Capo e la funzionaria della prefettura Roberta Dessì. Tutti hanno dato prova di grandissima sensibilità e altrettanta professionalità».

Al di là dell’esito positivo della vicenda che ha coinvolto entrambi i ragazzi, bisogna evidenziare che i giovani sono riusciti a imbarcarsi sugli aerei che li hanno riportati a casa perché i genitori hanno pagato loro i biglietti. Chi non può fare altrettanto, rischia di rimanere all’estero.

«Negli scali in cui sono passata – ha detto Enrica –, ho parlato con ragazzi che non sapevano come fare per tornare a casa. A loro ho detto di rivolgersi alle istituzioni senza timore, come avevo fatto io». I genitori sono felici che la brutta avventura della figlia si sia conclusa positivamente. «L’amarezza nasce dal comportamento disdicevole dei datori di lavoro di nostra figlia – sottolinea la madre –, peraltro italiani come noi. Senza porsi alcun problema hanno lasciato i ragazzi senza aiuto e senza mezzi economici e per giunta in un paese straniero. Per fortuna le nostre istituzioni ci sono e con i loro funzionari ai massimi livelli sono a disposizione dei cittadini. A loro va il nostro sentito ringraziamento per quanto hanno fatto».

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