La Nuova Sardegna

Oristano

Una madre e il suo dolore: «Fatemi vedere mia figlia»

di Enrico Carta
Una madre e il suo dolore: «Fatemi vedere mia figlia»

Prima la sentenza, poi il virus e da tre mesi è lontana dalla piccola di 4 anni «In tutto questo tempo neanche una videochiamata. Resisto solo per amore»

06 maggio 2020
3 MINUTI DI LETTURA





ORISTANO. «Mamma, l’hai sentito il mio abbraccio di ieri?», chiede la piccola. Sogna, come solo i bambini sanno fare e crede davvero che gli abbracci si sentano anche a seicento chilometri di distanza e con il mare in mezzo a separare due vite. O forse si avvertono davvero e la madre rassicura la piccina. Le racconta che ha sentito tutto da lontano, anche oggi che sono tre mesi che non vede la figlioletta di quattro anni. Le avevano separate vari provvedimenti e la sentenza di un tribunale laziale, le ha allontanate ancora di più il coronavirus. La strada perché i loro sguardi si incrocino dal vivo e perché quegli abbracci non siano solo un sogno, dolcissimo ma pur sempre un sogno, è sbarrata.

L’istituto in cui si incontravano non è più aperto alle visite del pubblico per motivi sanitari e poi, prendere un aereo e arrivare nel Lazio, dove la piccola vive col padre per decisione dei giudici, non è più possibile da tempo. Ancor meno è possibile ora che persino oltrepassare i confini del paese della Marmilla in cui la donna vive, è vietato da marzo. Cosa resta allora? Un telefono e la speranza di una videochiamata che però non è mai stata concessa. E allora si vive solo grazie alle poche parole sentite in qualche minuto di telefonata settimanale con l’amore per la figlia lì, a indicare la strada alla madre, la cui battaglia legale è iniziata due anni fa.

Nel luglio del 2018, la prima ordinanza aveva stabilito che la bimba, che allora aveva due anni, dovesse stare col padre e per farla arrivare nel Lazio erano dovuti intervenire addirittura i carabinieri in una interminabile giornata in cui la piccola e la madre erano rimaste per ore strette in un abbraccio che nessuno riusciva a spezzare. La giustizia aveva però deciso altrimenti e da quel giorno la bimba non ha più messo piede in Sardegna e non ha più rivisto i nonni. La madre, altra decisione del tribunale, la può incontrare solamente in una struttura e mai fuori da essa perché, per i giudici, c’è il pericolo di sottrazione del minore.

E allora una o due volte al mese c’era un aereo da prendere per passare qualche ora assieme alla figlioletta. Avanti e indietro sino febbraio perché poi è arrivato il virus, sono arrivate le restrizioni negli spostamenti e recarsi nel Lazio è diventato impossibile. E impossibile è diventato anche vedere la figlia. «Ho chiesto più volte che mi venisse gentilmente concesso di poter effettuare delle videochiamate con lei – racconta la madre –, ma senza esito. Mi trovo come sospesa, dipendo per intero dal buonsenso e dalla sensibilità altrui, ma continuo a scontrarmi contro un muro in cui non trovo né l’uno né l’altra».

Le richieste affinché la chiamata video venisse concessa sono per ora cadute nel nulla, come conferma anche l’avvocatessa Cristina Puddu che segue la vicenda. Il tribunale in questo momento non esamina casi del genere e i servizi sociali non prendono una decisione, ma si rifanno alla sentenza che non contempla l’eventualità di una videochiamata perché emessa prima dell’emergenza sanitaria.

E allora si aspetta, in un’attesa che dura da due anni e che ora non ha neanche il conforto di un abbraccio. «Mi chiedo io stessa come possa sopportare tutto ciò e l’unica risposta me la dà mia figlia quando, in quei pochi minuti di telefonate che mi sono concessi, mi ripete che lei guarda il cielo perché la mamma è come Gesù che è ovunque nel cielo. Mi dice che guarda il cielo e mi vede, che sa che il vento le porta i miei baci e allora se li nasconde dentro la maglietta per tirarli fuori quando nessuno la vede».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative