La Nuova Sardegna

Oristano

Turismo, disdette in massa e la stagione si fa nerissima

di Piero Marongiu
Turismo, disdette in massa e la stagione si fa nerissima

Il presidente provinciale di Federalberghi, Porcedda: «Siamo al 60 per cento» Altissimo il rischio che la maggior parte delle strutture decida di non partire

07 maggio 2020
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ORISTANO. Ogni giorno, come nel resto della Sardegna, gli albergatori della provincia non fanno differenza, ricevono telefonate o mail che disdicono le prenotazioni per i mesi estivi. Una falcidie che sembra non avere fine che i titolari delle strutture ricettive sono costretti ad aggiornare costantemente. «La situazione è molto fluida. Cambia di giorno in giorno, se non di ora in ora, chiaramente esprimendo numeri al ribasso – dice Pino Porcedda, presidente Provinciale di Federalberghi –. Molti di noi stanno valutando seriamente di non aprire perché, con il perdurare dell’emergenza sanitaria, oltre che inutile, significherebbe andare incontro a un fallimento certo».

In provincia gli imprenditori del settore associati all’organizzazione presieduta da Porcedda, sono sessanta. Tutti chiedono regole certe, sicurezza e il sostegno delle istituzioni nazionali e regionali per andare avanti. Se viene meno una di quelle condizioni, per molti di loro potrebbe palesarsi lo spettro della chiusura definitiva. «Per ripartire abbiamo bisogno di aiuti a fondo perduto o prestiti con interesse vicino allo zero – sottolinea Porcedda –. Molti di noi sono già esposti con le banche, aggiungere altro debito significherebbe non riuscire a restituire i soldi e quindi andare incontro al fallimento».

A chi gli fa notare che gli alberghi, a differenza degli altri settori produttivi, non hanno mai chiuso, risponde: «Senza clienti è come se lo fossero. Le disdette sono superiori al 60 per cento – sottolinea – e il trend negativo non cambia. Abbiamo proposto alla Regione un’ipotetica apertura dal 27 giugno, però se non arriveranno risposte certe entro la settimana sarà molto difficile che la nostra stagione turistica possa iniziare. Ci vuole un protocollo sanitario unico per tutto il territorio nazionale, questo per evitare di essere penalizzati».

Molti albergatori stanno quindi cercando strade alternative per salvare il salvabile, come il rilascio di un voucher spendibile entro un anno. C’è chi accetta la proposta, la maggioranza, ma altri vogliono la restituzione della caparra: un problema in più che va a sommarsi ai tanti che gli imprenditori devono già fronteggiare. I titolari delle strutture auspicano anche l’introduzione di una sorta di passaporto sanitario, ipotesi citata anche dal presidente della giunta regionale Christian Solinas, che venga rilasciato non meno di una settimana prima della partenza a cui aggiungere ulteriori controlli, come la misurazione della temperatura, da effettuarsi negli scali aeroportuali e navali al momento dell’imbarco per la Sardegna.

«Se un dipendente, o un ospite, dovesse presentare i sintomi – conclude Porcedda – deve essere l’Assl a farsene carico e non la struttura alberghiera. Una quarantena da trascorrere in albergo per noi significherebbe la chiusura anticipata, con gli effetti economici facilmente prevedibili».

Il calo di presenze previsto, rispetto all’anno scorso, potrebbe superare anche il 70 per cento. «Bisognerà puntare sul turismo di prossimità, l’8 per cento del totale. A quello proveniente dal nord Europa o dalle regioni italiane del nord, sappiamo che dovremmo rinunciare». Con il mercato bloccato ne risentirà anche l’assunzione di oltre il 50 per cento dei lavoratori stagionali.

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