La Nuova Sardegna

Oristano

Irregolari nei campi, «sommerso anche da noi»

di Michela Cuccu
Irregolari nei campi, «sommerso anche da noi»

Il sindacato è a conoscenza di immigrati senza permesso di soggiorno «Servono più ispettori, ma non si combatte l’illegalità con lo stato di polizia»

08 maggio 2020
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ORISTANO. «Qui non c'è il caporalato ma è risaputo che molti dei lavoratori stranieri non hanno un contratto». Roberta Manca, segretaria provinciale della Flai-Cgil non è molto convinta che la sanatoria proposta dal ministro dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, possa essere risolutiva del problema annoso del lavoro in campagna che sempre di più fa ricorso a immigrati irregolari. «E' chiaro che la proposta parte dall'esigenza di affrontare realtà diverse da quelle dell'Oristanese e più in generale della Sardegna, ma è anche vero che non basterà un permesso di soggiorno di sei mesi a superare problemi enormi, come la vita, terribile, nelle baraccopoli», aggiunge il segretario generale della Cgil, Andrea Sanna, a sua volta molto critico sulla proposta della Ministra. «Il vero problema è che qui il lavoro non c’è ed è da questo che dobbiamo partire», prosegue: «Ho paura che quei lavoratori, così indispensabili, rischieranno di non vedere cambiare le loro condizioni di vita e di lavoro che tutti sanno essere inaccettabili. Quello che serve è creare pari opportunità ed uguali condizioni di lavoro per tutti». Nell'Oristanese la presenza di cittadini stranieri è piuttosto limitata. Ovviamente, le statistiche sono relative a coloro che hanno un regolare permesso di soggiorno, in tutto circa 3500, appena il 6,6 per cento della popolazione totale. La gran parte dei cittadini stranieri residenti sono donne (54 per cento) provenienti dall'ex est europeo, lavorano nella maggioranza dei casi come badanti e colf. Sempre restando all'interno delle presenze regolari, solo il 6,3 per cento degli stranieri lavora in agricoltura. «Qui però si parla di lavoratori che hanno un contratto – dice Manca – però il sommerso esiste; tanti africani senza permesso di soggiorno campano anche lavorando senza nessuna tutela in campagna. Lavori saltuari che però gli permettono di sopravvivere. Anche per loro il permesso di soggiorno non basterà a cambiarli la vita». Secondo la segretaria della Flai-Cgil far emergere, queste situazioni è piuttosto difficile. «Ci sono troppo pochi ispettori del lavoro, certo in più occasioni è capitato che a seguito di ispezioni siano emerse realtà di sfruttamento inaccettabili, qualche imprenditore è stato pure denunciato ma il lavoro non si regolarizza con sistemi di polizia. Qui, dove l'agricoltura, pur garantendo la tenuta del sistema economico, è una realtà di sopravvivenza dove non di rado gli imprenditori non hanno condizioni molto diverse da quelle dei loro dipendenti. Solo dando la possibilità al comparto di diventare competitiva sul mercato globale, si potrà sperare in una vera svolta», conclude Manca .

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