La Nuova Sardegna

Oristano

Commercianti pronti a riaprire

Commercianti pronti a riaprire

Pintus (Confcommercio): «Conosciamo le regole, non saremo impreparati» 

12 maggio 2020
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ORISTANO. «Siamo pronti a riaprire»: commercianti, ristoratori e i baristi sono rimasti certo delusi dalla decisione del sindaco di non consentire subito di risollevare le serrande e di rinviare tutto di una settimana. «Certo che ci avevano sperato anche perché era stata la politica a creare l’illusione che si potesse rincominciare a lavorare prima della data fissata dal Governo», dice Sara Pintus, direttore della Confcommercio di Oristano. L’assenza di dati certi sull’andamento della pandemia, ha convinto i Comuni ad andare in ordine sparso. Così, se a Oristano si aprirà probabilmente lunedì prossimo, altrove le attività hanno ripreso a lavorare. «I nostri iscritti sono esausti per questa situazione pesantissima: non hanno lavorato per due mesi e nel frattempo, comunque hanno dovuto sostenere costi – dice Pintus – nel caso di abbigliamento, calzature ed accessori, ad esempio, si ritroveranno con tutta la collezione primaverile invenduta. Noi speriamo che venga emanato il decreto per il credito di imposta per le spese sostenute sulle merci invendute, che non sarà la soluzione completa di due mesi di inattività ma darà comunque un minimo di respiro alle aziende che nel frattempo si sono preparate ad affrontare le nuove regole contro il contagio». Le associazioni di categoria sono state molto attente nel garantire ai loro associati informazioni e consulenza per prepararli ad affrontare questa nuova sfida. «I commercianti hanno piena conoscenza di come procedere, sia per quel che riguarda le limitazioni nel numero di accesso dei clienti ma anche per la sanificazione e la sicurezza, insomma, non sarà semplicissimo ma siamo pronti». Sara Pintus precisa: «In questo periodo l’accavallarsi di tante informazioni diverse ha creato una gran confusione e il nostro ruolo è stato quello di informare gli associati. Ad esempio, non è vero che per la sanificazione dei capi di abbigliamento fatti provare dal cliente siano necessarie attrezzature e tecnologie particolari. I capi fatti provare si potranno tenere in magazzino per alcune ore per fare in modo che l’eventuale rischio di contaminazione venga annullato, per poi essere esposti nuovamente in negozio». Anche nella ristorazione sarebbero nati alcuni equivoci, uno su tutti, l’obbligo del pannello di plexiglas fra un consumatore e l’altro. «Il pannello andrà sistemato solo su richiesta del cliente – dice Pintus – anche perché è inimmaginabile una famiglia di persone che vivono assieme e consumano i loro pasti in casa tutti assieme, solo quando mangiano fuori si trovino divisi da uno schermo. Quello che è invece assolutamente obbligatorio è la garanzia della distanza fra i clienti il che – dice ancora Pintus- non sarà indolore per i ristoratori che dovranno rinunciare ad avere in sala un numero di clienti inferiore rispetto a come eravamo abituati fino a due mesi fa». La situazione più complicata si annuncia invece per i bar che in genere hanno spazi meno ampi di un ristorante. «La soluzione potrà essere quella di aumentare i tavolini all’aperto, non tutti i locali però, potranno farlo– conclude – con la speranza che, sul fronte sanitario, le cose si normalizzino». ( m.c.)

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