Massacra il padre durante una lite
di Enrico Carta
Villaurbana, 28enne si scaglia con una forchetta contro il genitore e lo centra al petto e alla testa. Indagini dei carabinieri
12 maggio 2020
3 MINUTI DI LETTURA
VILLAURBANA. Dalla strada si sentono le urla. «Ci risiamo», pensa qualche compaesano. Invece no, è molto peggio del solito. Le grida stavolta non sono di un litigio, sono di dolore e di strazio. C’è M.V., settantenne, che chiede ai vicini di intervenire. Di chiamare aiuto. Arrivano i soccorsi e i carabinieri e allora tutto diventa chiaro. Dentro la casa di via Matteotti al numero 12, c’è stato l’ennesimo scontro furibondo tra il padre e la figlia V.V., 28 anni, scontro che stavolta ha avuto un epilogo diverso dal solito quando tutto, generalmente, si concludeva con le grida.
Il genitore sanguina dalla testa e dal petto, colpito dalla figlia probabilmente con una forchetta, il primo oggetto che le è passato per le mani. Non si sa se l’abbia fatto per difendersi da un’aggressione. Di certo c’è che i due erano arrivati al culmine di una nuova giornata di tensione, non la prima visto che, da quando la famiglia si era stabilita in paese qualche anno fa, le urla e i litigi dentro quelle mura erano quasi all’ordine del giorno. Ci abitano in tre, perché con loro c’è anche la madre che impotente assiste.
Padre e figlia hanno un rapporto tormentato e qualcosa, anche ieri, scatena dei problemi che paiono ai due insormontabili. Irrisolvibili con le parole. È metà pomeriggio quando tutto il vicinato si accorge che non è la solita lite, come quella, ad esempio, scoppiata in mattinata. Sembrava tornata la calma e invece all’improvviso, dopo qualche ora, tutto è riesploso. Cosa esattamente sia accaduto dentro la casa è questione che stanno cercando di scoprire i carabinieri perché i vicini possono solo riferire delle urla e dei minuti che precedono l’arrivo dei militari e dell’elicottero del 118. Prima che il genitore aprisse la porta si era però intuito, dalle grida di dolore, che la situazione era seria. Poi proprio il padre si è affacciato verso la strada e qualcuno ha visto che cercava di mandare via la figlia, la quale rispondeva che quella era casa sua e lì sarebbe rimasta. Ma lui continuava con quel «Vattene, mi stai massacrando» e probabilmente si riferiva al fatto che la figlia avesse tentato anche maldestramente di curarlo, una volta che si era accorta che, con quelle ferite che gli aveva provocato, sarebbe accaduto qualcosa che li avrebbe costretti a dare spiegazioni alle forze dell’ordine.
È quello che comunque è accaduto, perché i vicini a quel punto hanno chiesto se la famiglia avesse bisogno di aiuto. M.V. camminava, grondava sangue e alla fine ha detto che voleva l’ambulanza e i carabinieri. È bastata una telefonata e tutta la macchina dei soccorsi e delle indagini è scattata. Poco dopo l’elicottero l’ha trasportato verso l’ospedale, dove è stata condotta anche sua figlia che è stata a sua volta ricoverata. Poi è stata interrogata dai carabinieri, così come lo sarà il padre. Due versioni da incrociare con le testimonianze dei vicini per capire cosa abbia generato quel vortice di aggressività non più solo verbale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il genitore sanguina dalla testa e dal petto, colpito dalla figlia probabilmente con una forchetta, il primo oggetto che le è passato per le mani. Non si sa se l’abbia fatto per difendersi da un’aggressione. Di certo c’è che i due erano arrivati al culmine di una nuova giornata di tensione, non la prima visto che, da quando la famiglia si era stabilita in paese qualche anno fa, le urla e i litigi dentro quelle mura erano quasi all’ordine del giorno. Ci abitano in tre, perché con loro c’è anche la madre che impotente assiste.
Padre e figlia hanno un rapporto tormentato e qualcosa, anche ieri, scatena dei problemi che paiono ai due insormontabili. Irrisolvibili con le parole. È metà pomeriggio quando tutto il vicinato si accorge che non è la solita lite, come quella, ad esempio, scoppiata in mattinata. Sembrava tornata la calma e invece all’improvviso, dopo qualche ora, tutto è riesploso. Cosa esattamente sia accaduto dentro la casa è questione che stanno cercando di scoprire i carabinieri perché i vicini possono solo riferire delle urla e dei minuti che precedono l’arrivo dei militari e dell’elicottero del 118. Prima che il genitore aprisse la porta si era però intuito, dalle grida di dolore, che la situazione era seria. Poi proprio il padre si è affacciato verso la strada e qualcuno ha visto che cercava di mandare via la figlia, la quale rispondeva che quella era casa sua e lì sarebbe rimasta. Ma lui continuava con quel «Vattene, mi stai massacrando» e probabilmente si riferiva al fatto che la figlia avesse tentato anche maldestramente di curarlo, una volta che si era accorta che, con quelle ferite che gli aveva provocato, sarebbe accaduto qualcosa che li avrebbe costretti a dare spiegazioni alle forze dell’ordine.
È quello che comunque è accaduto, perché i vicini a quel punto hanno chiesto se la famiglia avesse bisogno di aiuto. M.V. camminava, grondava sangue e alla fine ha detto che voleva l’ambulanza e i carabinieri. È bastata una telefonata e tutta la macchina dei soccorsi e delle indagini è scattata. Poco dopo l’elicottero l’ha trasportato verso l’ospedale, dove è stata condotta anche sua figlia che è stata a sua volta ricoverata. Poi è stata interrogata dai carabinieri, così come lo sarà il padre. Due versioni da incrociare con le testimonianze dei vicini per capire cosa abbia generato quel vortice di aggressività non più solo verbale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA