La Nuova Sardegna

Oristano

Piano di gestione della pesca nel Sinis, intesa ancora lontana

di Piero Marongiu
Piano di gestione della pesca nel Sinis, intesa ancora lontana

Tra gli esperti Amp e i pescatori 18 riunioni andate a vuoto Venerdì l’ultima bozza è stata presentata agli operatori  

24 maggio 2020
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CABRAs. Ancora una fumata nera sul Piano di gestione della pesca in Area Marina Protetta (AMP). La riunione di venerdì scorso (la 18esima della serie), alla quale hanno partecipato, con il sindaco Andrea Abis, la vice sindaca Alessandra Pinna e il Direttore dell’AMP Massimo Marras, i rappresentanti dell’Università di Cagliari, del WWF, di Legacoop, Confcoop, Unicoop, Uecoop, e dei pescatori della marineria locale, convocata per definire i punti da inserire nel Piano da inviare al Ministero dell’Ambiente, ha evidenziato ancora una volta la distanza tra le richieste dei pescatori e le limitazioni contenute nel Regolamento di Esecuzione e di Organizzazione (REO) dell’attività di pesca, da sempre ritenuto avere troppe criticità. I pescatori hanno ripetuto i punti da cambiare lamentando le limitazione della distanza di pesca dalla costa (300 metri), divieto di calare le nasse nei fondali che hanno una profondità inferiore ai venti metri, divieto della pesca nell’area marina protetta imbarcazioni di lunghezza superiore ai 12 metri, e la larghezza delle maglie delle reti da pesca.

Gli incontri tra i pescatori, i loro rappresentanti sindacali, l’Università e il WWF, con gli amministratori cabraresi sono iniziati 18 mesi fa; da allora si sono susseguiti a cadenza regolare senza però portare a un risultato condiviso e alla redazione di un Piano da proporre al Ministero. E intanto che si cerca l’accordo, gli operatori continuano a pescare con le vecchie regole.

«Si tratta di un lavoro importante di co-gestione, ispirato al progetto pilota del WWF denominato Pescare oggi per domani – ha spiegato la vice sindaca e assessore alla pesca Alessandra Pinna – e l’obiettivo comune è quello di proporre una strada alternativa alle strette regole del Regolamento. Dobbiamo essere tutti convinti delle scelte compiute. Del resto, il rispetto delle regole dà garanzie all’incremento della risorsa, che viene valorizzata in termini di reddito». Il Piano su cui si discute, nelle intenzioni di tutti deve essere dinamico e snello, e deve costituire un punto di forza, con regole adattabili in funzione dello stato in cui si trova la risorsa. Perché abbia le caratteristiche previste, però, deve contenere alcuni punti fermi ben definiti in una sintesi tra le esigenze dei pescatori e la tutela della risorsa e dell’ambiente.

Il piano prevede un numero di giornate di pesca non superiori a 120 all’anno, più strumenti da pesca da utilizzare e premialità a chi utilizza reti con maglie più larghe per evitare la cattura di piccoli esemplari e il monitoraggio del prelevamento della risorsa. Quest’ultimo sarà di due tipi: l’analisi del pescato all’arrivo in porto; la presenza di ricercatori sulle imbarcazioni, ma soltanto se consentito dai pescatori. In alternativa, i ricercatori, effettueranno il monitoraggio seguendo le attività dei pescatori ma stando a bordo di imbarcazioni dell’Area Marina Protetta. «Il Piano è stato distribuito a tutti gli operatori della pesca attraverso le rispettive cooperative – sottolinea il direttore dell’AMP Massimo Marras – speriamo che entro pochi giorni il percorso condiviso possa concludersi con l’invio della proposta al ministero dell’ambiente». Adesso tocca ai pescatori accogliere o meno le proposte.

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