La Nuova Sardegna

TERRALBA. «Mi iscriverò al collocamento e cercherò un lavoro perché non posso vivere per sempre dell’altrui generosità». Va avanti Ilaria Pani, la vedova di Stefano Dessì, il muratore di 48 anni ucciso dal mesotelioma pleurico provocato dalle fibre di amianto. La signora aveva denunciato sulle pagine de “La Nuova” la drammatica condizione dei malati terminali ricoverati in ospedale durante l’emergenza Covid, costretti all’isolamento e privati anche della vicinanza dei familiari, ora si trova ad affrontare un’altra difficile battaglia: quella per il lavoro. «Mio marito è morto per malattia professionale, ora l’Inail mi rilascerà la certificazione che consegnerò al centro per l’impiego - dice – so perfettamente che trovare un lavoro adesso, con questa crisi sarà difficilissimo ma non ho nessuna intenzione di arrendermi». Racconta che per andare avanti, da quando il marito è venuto a mancare, sono stati i parenti ad intervenire in soccorso di lei e dei suoi due figli: «I familiari non ci hanno certo lasciati soli, anzi, un mio nipote è arrivato persino ad organizzare una raccolta attraverso il web che ci ha dato un po’ di respiro», dice «anche il parroco di Terralba e i volontari della Livas, continuano ad esserci” vicini, ma da parte delle istituzioni, purtroppo, ad esempio il Comune non ho avuto nessun aiuto». Ilaria Pani però non vuole gravare sugli altri: «Abbiamo dei risparmi che mio marito ci ha lasciato, purtroppo resteranno bloccati fino alla chiusura della successione. Per questo un lavoro mi è indispensabile». (m.c.)