La Nuova Sardegna

Oristano

Tanti ospiti, poco personale chiuse due case di riposo

di Davide Pinna
Tanti ospiti, poco personale chiuse due case di riposo

Il Comune blocca l’autorizzazione per Villa Rosina e Nostra Signora del Carmelo Sbilanciato il rapporto degenti-operatori. Dipendenti non in regola sull’anticovid

29 maggio 2020
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ORISTANO. Nessun problema sanitario. L’Oristanese ha retto abbastanza bene l’urto del Covid-19 da quel punto di vista, ma gli effetti della pandemia si abbattono come un tornado su due case di riposo alle quali il Comune ha deciso di sospendere l’autorizzazione al funzionamento. Si tratta di Villa Rosina nella frazione di Silì e della Comunità Nostra Signora del Carmelo, nel quartiere di Cuccuru ’e portu.

Tutto parte da un’indagine avviata il 31 marzo dagli uffici comunali, per verificare il rispetto delle regole per la prevenzione del contagio. Un mese dopo, verso la fine di aprile, il Comune invia un’ulteriore richiesta di documentazione, e proprio dall’analisi di questi faldoni emergono le presunte irregolarità che hanno portato alla decisione di sospendere l’attività delle due case di riposo.

Ora bisognerà trovare una soluzione alternativa per i sedici anziani ospiti, senza considerare la situazione dei quattordici lavoratori. Otto anziani e sette lavoratori si trovano a Villa Rosina, sulla strada provinciale che unisce Oristano a Silì, mentre nella Comunità Nostra Signora del Carmelo, gestita dalla congregazione religiosa delle Ancelle della Visitazione in via Temo, ci sono altri otto ospiti e sette operatori.

La decisione è stata presa tramite una determina della dirigente del settore Servizi alla persona e cittadinanza, Maria Rimedia Chergia. Alle due comunità integrate per anziani rimangono dieci giorni di tempo per fare le proprie controdeduzioni e per trovare una sistemazione alternativa agli ospiti: scaduto il termine, le attività saranno sospese d’ufficio fino a che le due case di riposo non si rimetteranno in regola, ma la revoca dell’autorizzazione potrebbe diventare definitiva in caso di mancato adeguamento alle richieste.

Le contestazioni del Comune riguardano due aspetti: da un lato ci sono le regole legate alle condizioni degli ospiti, dall’altro i presunti inadempimenti contrattuali nei confronti dei lavoratori, per i quali gli uffici hanno già inviato la segnalazione all’Ispettorato nazionale del lavoro.

Le accuse degli uffici sono circostanziate. Villa Rosina, stando alla determina, avrebbe ospitato durante il periodo di crisi pandemica dieci ospiti, tre in più di quanto consentito, e non ha trasmesso, come chiesto dal Comune, il registro delle presenze degli ospiti. Inoltre, l’educatore avrebbe lavorato con un contratto di dodici ore settimanali, a fronte delle trentasei minime richieste.

Ancora più lungo l’elenco delle contestazioni nei confronti della casa di riposo gestita dalle suore in via Temo. La cuoca e l’ausiliaria, messe in cassa integrazione il 10 marzo, sarebbero state sostituite da due suore delle quali non è stata trasmessa al Comune la documentazione relativa a contratti e buste paga. Secondo gli uffici comunali, inoltre, la polizza assicurativa sarebbe scaduta il 16 aprile e avrebbe escluso qualsiasi responsabilità legata al contagio da Covid19. C’è poi un solo operatore socio-sanitario in servizio, mentre ce ne sarebbero dovuti essere due: si tratta di una suora che non sarebbe mai stata sostituita da personale specializzato durante i turni di riposo, così come accaduto con la cuoca. L’educatore, infine, avrebbe avuto un contratto da diciotto ore settimanali a fronte delle trentasei previste.

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