La Nuova Sardegna

Oristano

Oristano, violentò la figlia della compagna: condannato

Oristano, violentò la figlia della compagna: condannato

Nove anni a un 59enne. Il primo episodio avvenne quando la ragazzina aveva 13 anni

29 maggio 2020
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ORISTANO. Rischiava tredici anni, ne sconterà nove. Pagherà per ora 15mila euro di provvisionale per risarcire parzialmente la giovane vittima dei suoi abusi sessuali in attesa che la cifra esatta venga stabilita successivamente. La certezza è invece che il 59enne oristanese, che aveva violentato la figlia che la compagna aveva avuto da una precedente relazione prima di trasferirsi in Sardegna, è colpevole. La decisione del collegio del tribunale, presieduto dalla giudice Carla Altieri (a latere Federica Fulgheri e Marco Mascia), è arrivata a due giorni di distanza dalla requisitoria del pubblico ministero Silvia Mascia che aveva sollecitato una pena superiore rispetto a quella stabilita.

Nell’udienza di ieri c’è stato lo spazio per brevi repliche, durante le quali le controparti sono rimaste ferme sulle loro posizioni, e quindi per la sentenza che inchioda alle sue responsabilità l’imputato. A processo ci era finito dopo la denuncia della ragazza che, già in passato, aveva manifestato segni di disagio di fronte a quell’uomo che, quando la madre non si trovava in casa, aveva abusato di lei. Era successo più volte. Notte o giorno non faceva grande differenza, perché capitò tra le mura di casa sia quando il buio non era ancora calato che quando la ragazzina dormiva già nel suo letto.

Fu lì che una volta si insinuò il 59enne, approfittando del fatto che la madre della giovane fosse in ospedale. La violenza però non venne mai consumata sino in fondo perché l’adolescente riuscì in qualche modo a divincolarsi o addirittura a difendersi quando le forze glielo consentirono. La prima volta aveva tredici anni, ma non fu l’unica perché per tre anni gli abusi continuarono. In mezzo ci fu anche un tentativo da parte della giovane di denunciare il tutto, ma poi ritrattò quando intuì che sarebbe stata tolta la potestà genitoriale alla madre e che lei e il fratellino sarebbero finiti in una casa famiglia.

La svolta arrivò al compimento dei diciott’anni: alla denuncia seguirono le deposizioni, l’ultima delle quali in aula, che confermarono ogni dettaglio. La sua versione è stata ritenuta perfettamente credibile dai giudici. Non altrettanto è accaduto per le tesi degli avvocati difensori Franco Luigi Satta e Antonietta Confalonieri, i quali avevano invece bollato come inattendibili quelle parole, ritenute il frutto di una malattia neurologica di cui soffre la ragazza che l’avrebbe portata a mal interpretare la realtà.

Incassata la condanna a nove anni, l’imputato dovrà anche risarcire la vittima, che si era costituita parte civile assistita dall’avvocatessa Rossella Oppo. Per ora si inizia con 15mila euro, ma l’entità definitiva del danno cagionato dalle violenze verrà stabilito con un procedimento civile. (e.carta)

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