La Nuova Sardegna

Oristano

nel golfo di oristano 

Salvata una tartaruga verde impigliata nelle reti da pesca

Salvata una tartaruga verde impigliata nelle reti da pesca

ORISTANO. Non è la prima volta che succede e nemmeno è la prima volta che la storia ha un lieto fine. Un raro esemplare di tartaruga verde, il cui nome scientifico è chelonia mydas, è rimasto...

31 maggio 2020
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ORISTANO. Non è la prima volta che succede e nemmeno è la prima volta che la storia ha un lieto fine. Un raro esemplare di tartaruga verde, il cui nome scientifico è chelonia mydas, è rimasto impigliato in una rete di pescatori mentre nuotava tranquillamente nelle acque della parte meridionale del golfo di Oristano. Catturata accidentalmente da un pescatore professionista che lì aveva calato le proprie reti, è stata consegnata quindi affidata ai soci della cooperativa Sant’Andrea che opera nella zona di S’Ena Arrubia. Questi hanno quindi informato gli operatori del Centro di recupero del Sinis che ripetutamente ha salvato e rimesso in mare le tartarughe ferite o in difficoltà, dopo averle assistite nel loro periodo di recupero.

Stavolta però la sorpresa dei biologi è stata notevole: davanti a loro non c’era la più comune caretta caretta, ma una tartaruga verde, specie assai più rara. L’esemplare, con un carapace lungo 48 centimetri, pesava 16 chili. Aveva bisogno di assistenza e così è stata trasportato alla clinica veterinaria Due mari.

Come per tutti i pazienti sono stati effettuati gli accertamenti che hanno confortato tutti perché non sono emersi segni particolari che testimoniassero un cattivo stato di salute. Il problema principale è stata la presenza di materiale nel tratto digerente. È il motivo per cui la tartaruga sarà mantenuta sotto controllo in una vasca al Centro di recupero, dove sarà monitorato il suo stato di salute e soprattutto l’eventuale espulsione di plastica.

«Potrebbero arrivare informazioni particolarmente particolarmente interessanti – spiegano gli esperti del Cres –. È una specie rara per quest’area per cui potremmo avere elementi sull’ecologia comportamentale della specie a livello mediterraneo. La chelonia mydas nidifica soprattutto lungo le coste del Mediterraneo orientale. Questo individuo si è spinto fino in Sardegna probabilmente alla ricerca di cibo. Ipotizziamo che la sua presenza sia imputabile sia al riscaldamento o sia stat favorita dal blocco di diverse attività dell’uomo in questo periodo». (e.carta)

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