La Nuova Sardegna

Oristano

Seneghe, la lana della pecora nera da risorsa a rifiuto speciale

di Piero Marongiu
Seneghe, la lana della pecora nera da risorsa a rifiuto speciale

Il caso di Isidoro Perria, proprietario di un intero gregge dal vello scuro. «La tosatura era una festa, ora è un incubo per il problema dello smaltimento»

04 giugno 2020
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SENEGHE. Un tempo, neppure troppo lontano, la lana proveniente dalla tosatura delle pecore era considerata una risorsa. Adesso è diventata un rifiuto, per giunta speciale perché sottoprodotto a rischio.

Per Isidoro Perria, allevatore del paese titolare di 250 pecore, oltre al danno c’è pure la beffa. Il suo allevamento è composto quasi totalmente di pecore nere. Una razza, selezionata con cura. Il suo vello in virtù della colorazione naturale del suo vello non deve essere trattato chimicamente. Un valore aggiunto, in teoria. Su quel tipo di ovini, Perria, aveva puntato per consolidare la sua azienda. Ma le cose non sono andate nella direzione auspicata: quella lana sucida (non lavata) non viene più ritirata e per lui è divenuta un costo difficile da sostenere. Eppure fino a pochi anni fa veniva utilizzata in molti settori produttivi: nell’edilizia, trasformata in pannelli, era impiegata per realizzare i rivestimenti, la coibentazione, l’insonorizzazione e perfino la moquette. Poi, con l’arrivo delle direttive europee che hanno imposto regolamenti stringenti, se la lana non viene ritirata direttamente dall’ovile, per gli allevatori come Perria, oltre che un costo, diventa un problema sanitario. «Pur non avendo dimestichezza con le questioni amministrative – dice, guardando la moglie Carmen e le due figlie, Elaide e Linda, come a dire che di quell’aspetto se ne occupano loro – conosco il mio lavoro. E so che, tra direttive comunitarie, burocrazia e leggi varie, andare avanti sta diventando un’impresa. Non riesco a comprendere i motivi di un cambiamento così radicale avvenuto nel volgere di pochi anni. Una volta la tosatura era una festa. Arrivava il commerciante, caricava la lana sul suo camion, pagava quanto pattuito, e tutto andava bene. Adesso non è più cosi. Altro che festa».

Smaltire la lana per gli allevatori, con la crisi in cui si trova il comparto ovino, aggravata ulteriormente dal Coronavirus, è diventato un problema molto serio.

«Quando ho iniziato a selezionare la razza nera – dice – mi era stato detto che la lana sarebbe diventata una risorsa economica aggiuntiva per l’azienda. Invece le cose sono cambiate e da possibile risorsa, quella lana, è diventata fonte di preoccupazione».

Nella stessa situazione di Isidoro Perria ci sono molti altri allevatori sardi, e tutti chiedono di essere aiutati per non fallire. Per Perria, che aveva ricevuto i 600 euro previsti dal decreto Cura Italia, si profila anche la beffa di dover restituire quei soldi. «Pare che non ne avessi diritto», conclude, allargando le braccia.

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